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Bielorussia, Lukashenko non ascolta gli appelli Giustiziati gli attentatori della metro

Messi a morte due venticinquenni che con le bombe nella metropolitana di Minsk provocarono nel 2011 la morte di 15 persone. Il dittatore ha ignorato gli appelli, ultimo quello del rappresentante dell'Unione Europea Catherine Ashton
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Il dittatore bielorusso Alexandr Lukashenko

E’ stata eseguita in Bielorussia anche la seconda condanna a morte per l’attentato nella metropolitana di Minsk nel 2011 che ha causato la morte di 15 persone. Ieri, la sorella di Vladislav Kovalev, uno dei due 25enni condannati per l’attentato, aveva annunciato l’avvenuta esecuzione del fratello. Oggi la tv di Stato ha annunciato che Kovalev e Dmitri Konovalov, l’altro condannato, sono stati messi a morte venerdì. L’Ue aveva chiesto lo stop delle esecuzioni.

Ieri era stata diffusa la notizia dell’esecuzione di Kovalev dopo che la madre, Lyubov Kovaleva, aveva detto ad un’agenzia stampa indipendente di aver ricevuto la lettera della Corte Suprema in cui le veniva notificata l’esecuzione del figlio. Lo scorso giovedì il controverso presidente bielorusso, Aleksandr Lukashenko, aveva rifiutato ufficialmente gli ultimi appelli alla clemenza.

L’attentato ebbe luogo l’11 aprile scorso, ma non ne sono mai stati chiariti i moventi, tanto che i critici del dittatore ipotizzano una macchinazione ordita dal regime per giustificare il pugno di ferro contro la dissidenza. Nei giorno scorsi era intervenuta Catherine Ashton, alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, affinché la condanna non venisse eseguita e la Bielorussia avviasse una moratoria delle esecuzioni.

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