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Le FAQ di Monti sul Tav

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Il governo italiano ha pubblicato un dossier (14 domande e risposte) per spiegare i motivi che hanno spinto la squadra di Mario Monti a confermare la realizzazione del Tav Torino-Lione. Che provino ad argomentare potrebbe apparire un passo avanti, assolutamente in linea con buona parte dell’operato del governo tecnico che sta facendo le cose che da anni vorrebbero fare PdL e Pd ma utilizzando un’immagine più sobria e modi meno sguaiati.

Da un esecutivo tecnico, un esecutivo di “professori”, mi aspettavo un livello maggiore di approfondimento della questione. E invece il Governo ha pensato bene di fare un copia-incolla di dati imprecisi e considerazioni prive di fondamento scentifico e pratico, ben dissimulando l’oggettiva mancanza di ragioni a sostegno dell’opera Tav Torino-Lione.

Non ribadirò i concetti e le ragioni già espresse da oltre 350 docenti universitari ed esperti del settore trasportistico che in un accorato appello a Monti hanno argomentato la richiesta di rivedere la decisione sul progetto di quest’opera inutile e dannosa. Ma non riesco a digerire le “imprecisioni” (o bugie?) che sono presenti nelle “FAQ” del governo Monti.

Si parla ad esempio dei costi non tenendo in considerazione che, storicamente, le linee Alta Velocità costruite in Italia hanno subito delle tempistiche e dei costi consuntivi ben più elevati di quelli preventivati. Ovviamente soldi pubblici nelle tasche di pochi privati, la maggior parte “prenditori” pubblici e – direttamente o indirettamente – mafiosi. Per non parlare di un progetto “low cost” che presenta delle lacune in termini di sicurezza non indifferenti.

Illeggibili (a causa della loro infondatezza) sono i dati relativi al coinvolgimento delle popolazioni locali, senza alcun riferimento al fatto che il famoso “Osservatorio”, inizialmente pensato come punto di riferimento per le istanze del territorio e per la valutazione oggettiva del progetto, non accoglie al suo interno gli amministratori “dissenzienti”. Per non parlare delle ricadute economiche del progetto che potrebbero essere ben più elevate se le stesse risorse pubbliche si destinassero, ad esempio, alla riqualificazione energetica dell’edilizia italiana. Con una sostanziale differenza: che, al contrario del Tav, un intervento di tale tipo avrebbe ricadute economiche di breve periodo (utilissime in questo momento) e l’impatto ambientale sarebbe inestimabilmente positivo. Un vero investimento per il Paese e per le future generazioni. Minimizzare poi il rischio per la salute dei cittadini che vivono in una valle ventosa in presenza di un cantiere che sventrerà una montagna piena di amianto è la cartina tornasole della assoluta infondatezza delle “14 ragioni del Governo a favore del Tav”.

Ma anche questo, purtroppo, ce l’aspettavamo. Io nel frattempo in Europa non sto smettendo di lavorare. Entro fine marzo presenterò insieme ai miei colleghi la relazione sulla visita della delegazione del Parlamento Europeo in Val Susa. Del resto, è bene ricordarlo, un riesame del progetto sarà comunque necessario nell’ambito della procedura legislativa europea.

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