Il sottosegretario Massimo Vari, ex giudice della Consulta, conosce poco la televisione, nonostante la fresca delega per le Telecomunicazioni e l’amicizia con Fedele Confalonieri e Gianni Letta, uomini di palinsesti innovativi e campagne elettorali. Prima di ragionare su riforme e agende con il ministro Corrado Passera (Sviluppo economico), che l’ha coinvolto nel settore più sensibile per Silvio Berlusconi, il 75 enne Vari riceve l’investitura di Mediaset. Ospite di un convegno-aperitivo di Vedrò, l’associazione politica e culturale di Enrico Letta, il presidente Confalonieri fa intuire il suo gradimento per le deleghe a Vari: “Ho letto e sono tranquillo”. Poi si scatena contro Passera: “Il beauty contest sospeso è frutto di una campagna demagogica che si riassume in quello che ha detto Passera. E cioè se taglio le pensioni alla vecchietta devo regalare delle frequenze?”.

La domanda di Confalonieri avrà presto risposta. Il governo ha congelato per tre mesi il beauty contest, il concorso di bellezza (letterale) che regalava le frequenze al Biscione, adesso, dopo aver brillantemente rinviato il problema, il ministro Passera e il sottosegretario Vari dovranno decidere: scontentare o accontentare il Biscione? Gina Nieri, consigliere d’amministrazione di Mediaset, ascolta impassibile Confalonieri che si diverte, scherza e, a volte, lascia messaggi cifrati durante l’intervista a Myrta Merlino nel clima tipicamente romano del volemose bene. Però, la Nieri carica di responsabilità l’incarico di Vari: “Ha una patata bollente in mano, non va invidiato. Per noi – dice al Fatto – è un interlocutore istituzionale, non guardiamo tanto chi comunica con noi, ma chi rappresenta”. E’ un vostro amico? “Guardi, so benissimo che l’amicizia si ferma all’ingresso del ministero per lo Sviluppo economico. Sono curiosa di vedere come verranno fuori col beauty contest, visto che è un nostro diritto e l’aveva chiesto l’Unione europea”. Questo è un bel paradosso. Nessun editore televisivo può vantare un rapporto di amicizia con Vari, e per un semplice motivo: l’ex vicepresidente emerito della Corte costituzionale non si è mai occupato di televisione, tranne per un istante, magari, quando Forza Italia cercò di affidargli la presidenza dell’Autorità garante per le Comunicazioni (Agcom).

Ma i berlusconiani non l’hanno mai dimenticato, prima l’hanno indicato come sottosegretario al ministero per lo Sviluppo economico e poi Berlusconi stesso, nel recente colloquio con il premier Mario Monti, avrebbe insistito per la delega alle Telecomunicazioni. Soltanto lunedì scorso, a un dibattito organizzato dal Partito democratico (che dialoga di frequente con i vertici del Biscione), il consigliere Nieri aveva arringato: “Noi abbiamo mantenuto i patti con il governo, ora tocca a loro”. E martedì Vari si è presentato: “Questa è la mia prima apparizione in pubblico da sottosegretario con la delega per le Telecomunicazioni”. Tra i temi che interessano e preoccupano il Cavaliere non ci sono soltanto le frequenze televisive, ma anche l’ipotetica riforma Rai. Il Pdl ha sempre urlato al governo di tenere le mani distanti da viale Mazzini, credendoci abbastanza seppur temendo le intenzioni di Monti e Passera, adesso l’ex ministro Paolo Romani ha un atteggiamento serafico: “E’ vero che scade il Consiglio di amministrazione, non penso, però, che ci sia tempo e modo per modificare l’assetto aziendale”.

Romani non sapeva che viale Mazzini è un inno al passato. Chi s’è fatto sentire con una letterina? Augusto Minzolini, il direttore del Tg1 sostituito per il rinvio a giudizio. Minzolini ha formulato tre proposte all’azienda per trovare un accordo sul reintegro, mentre la causa di lavoro va avanti: direzione Tg2 o Tg regionali oppure l’intera Rai1. E per agevolare la Minzo-idea, forse per caso o forse per tattica, il consigliere De Laurentiis (Udc) ha chiesto un voto per la destituzione di Mauro Mazza, l’attuale direttore di Rai1.

Da Il Fatto Quotidiano dell’1 febbraio 2012

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