Uniti sulle riforme, dalle liberalizzazioni al mercato del lavoro, divisi sulle prospettive politiche che scaturiscono dall’esperienza del governo Monti. Pier Luigi Bersani e Pierferdinando Casini si ritrovano insieme a Bologna a festeggiare i cento anni delle Cooperative di costruzione (Ccc) per dare insieme quel segnale di coesione proprio di due leader impegnati in un progetto comune.

Insieme plaudono ai risultati dei primi cento giorni della loro creatura politica. Il governo Monti, sostengono all’unisono i leader di Pd e Udc, ci ha salvati dal disastro e ora si sta impegnando su riforme importanti sulle quali i due rappresentanti della maggioranza cercano di andare il più possibile a braccetto. Appena si solleva però lo sguardo oltre quella manciata di mesi che ci separa dalla fine della legislatura, i due compagni di strada sembrano allontanarsi. Quello che Casini chiama l’armistizio tra le forze politiche “non potrà risolvere i problemi degli italiani in un anno”, ribadisce il leader centrista, che quindi avvisa: “Prima di archiviare questa formula bisogna pensarci su non una ma cento volte”.

Ed è proprio sulla formula che le strade si dividono: per il segretario del Pd, infatti, in Parlamento siedono forze che sostengono un governo di emergenza e soprattutto di “transizione”. Quindi, “non c’è una maggioranza politica”. Quella, assicura Bersani, “va cercata tutte le volte”. Per Casini, invece, la maggioranza c’è ed è politica. Addirittura, avverte il leader centrista, “se si pensa a maggioranze variabili, che sarebbero poco serie, si minerebbero le fondamenta su cui si basa questo Governo”.

Bersani, insomma, non pare volersi schiacciare su quello che  Nichi Vendola definisce “un Governo di destra” e non vuole mostrarsi sordo con un elettorato che non potrà più patire la cura lacrime e sangue imposta dal governo dei tecnici. Certo, Casini tende una mano a Bersani quando ammette che l’articolo 18 “non è il tema centrale” nella riforma del lavoro, quando concorda con il segretario del Pd sulla necessità di avviare al più presto la stagione dello sviluppo che dovrà seguire il tempo del rigore. E insieme battono il tasto delle liberalizzazioni, protestando con il Governo e richiamandolo con le promesse fatte agli italiani. Ma anche su questa difesa emergono le due diverse visioni sul ruolo dell’Esecutivo. “Spero che sia dalla parte di quelli che le vogliono rafforzare”, dice Bersani, mentre Casini sferza la “indecente pressione” delle lobby. Insomma, entrambi si tirano fuori dalle accuse piovute sul Parlamento di voler fare arretrare le liberalizzazioni ma mentre il leader Udc si fa alfiere dell’Esecutivo, il segretario del Pd pare voler sottolineare il suo appoggio leale anche se critico sulle possibili responsabilità dell’Esecutivo nel cedimento alle pressione delle categorie.

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