Con l’Italia i Kasabian, rock band inglese di Leicester, hanno un legame particolare e non potrebbe essere altrimenti: il chitarrista e voce del gruppo, Sergio “Serge” Pizzorno, è di origini genovesi  e il 4 ottobre 2011, giorno in cui una tremenda alluvione ha colpito il capoluogo ligure, non ha mancato di esprimere la sua solidarietà  e tutto il suo amore per la città di Genova offrendo in beneficenza un pezzo pregiato della sua collezione di chitarre: una Fender  Stratocaster, autografata da tutti i membri del gruppo, è stata messa all’asta e il ricavato è stato devoluto alla popolazione vittima del disastro.

Dopo aver scalato le classifiche esordendo al numero uno della classifica inglese con Velociraptor! – quarto album registrato in studio e pubblicato nello scorso settembre – i Kasabian hanno confermato tutto il loro innato talento, un lavoro che è senza dubbio un disco simbolo per gli anni Zero del rock “made in England”, tra i più belli della passata stagione. Perché la band di Leicester è stata in grado di sorprendere come pochi negli ultimi tempi, soprattutto  per la semplicità con cui è riuscita a far confluire nello stesso disco una gran varietà di generi. Dopo la data all’Alcatraz di Milano del 20 novembre scorso e la partecipazione alla prima puntata di X-Factor Italia, ieri sera la band si è esibita all’Atlantico Live di Roma . A seguire il concerto c’era per noi Fabrizio Galassi e queste sono le sue impressioni.

Se i Kasabian fossero un metro di paragone, il rapporto Italia-UK, a livello musicale, sarebbe di 4 a 20, esattamente il quadruplo. Per la coppia Pizzorno-Meighan avere una platea di 20 mila paganti quando suonano in patria è diventata oramai una routine e il loro suono si è stabilizzato su quel numero; in Italia si devono accontentare di poco più di 4.000 presenze in platea, location più piccole e volume più contenuto. Ma ieri sera i ‘poco più di 4.000’ hanno lottato, inneggiato, strappato i propri reggiseni lanciandoli sul palco, danzato, lodato la band, esaltandola quasi a convincerli che i muri dell’Atlantico Live fossero più lontani, spingendoli ad osare un po’ di più, fino allo sfinimento dell’impianto audio.

Iniziare con Days Are Forgotten è un’incitazione alla sommossa, alimentata da Shoot The Runner e seguita da Velociraptor!, come fosse un test per il pubblico, superato a pieni voti. La band si rasserena e Underdog arriva un po’ più rilassata: ma è l’unico momento un po’ più debole di tutto il set. E’ incredibile come un suono così grasso, con melodie enormi, eseguite dalla voce da stadio di Tom Meighan ossia il ‘miglior cantante del mondo’ come lo ha presentato Sergio Pizzorno, riesca a stare tutto in questa scatolina da 4.000 persone; non ci riesce, in effetti. Sono i corpi ad assorbire gran parte di queste onde che entrano dentro stimolando fisicamente le endorfine, è come se fosse un procedimento sintetico e naturale allo stesso tempo.

Fatto sta che anche il più pacifico e recintato spazio stampa/Vip inizia a movimentarsi con urla e danze. Tom avverte il momento e cala il pezzo forte, Re-Wired aggiungendo: “This is for the ladies!”: qualche urletto, ma nulla di più, endorfine lost in traslation. Sì, un reggiseno vola sul palco, ma sembra più per un’approvazione generale che non per la singola dedica. Il vero pezzo ‘femminile’ arriva sul finale con Goodbye Kiss, un pezzone pop all’ennesima potenza in grado di toccare gli animi più sensibili, mentre quelli maschili sono ancora a sbavare per la precedente Fast Fuse. Ed ecco Lsf (Lost Soul Forever) e anche lo spazio stampa/Vip diventa folle: una ragazza che è stata quasi tutta la scaletta seduta ad ascoltare e chiacchierare con i suoi amici, alle prime note di Lsf si alza come se posseduta e appena Tom accenna “I’m on it, get on it / The troops are on fire!” inizia un ballo tribale, urlando e indicando il cielo come unica risposta alle meraviglie dei Kasabian. Crea subito un piccolo capannello di persone che si voltano indicandola, non tanto per la sua danza, quanto per il fatto che è comunque strano vedere la ‘pacifica’ Elisa Toffoli, in arte Elisa, posseduta dai Kasabian. Ci basta un piccolo scambio di battute per capire che è una fan della prima ora che per ragioni di sicurezza nazionale è stata ‘recintata’ nell’area moderata dell’Atlantico Live.

Le luci si riaccendono per il bis: Switchablade Smiles (geniale l’idea di unire il dubstep al rock, fatto con molta più classe dei Korn, ad esempio), Vlad The Impaler e Fire lasciano il palazzetto tremante di synth e bassi. Le luci accese indicano la fine del ballo, l’arrivo della mezzanotte ipotetica, la trasformazione da stadio a palazzetto, da O2 Arena ad Atlantico Live, da 20 mila a ‘poco più di 4.000’. Il rapporto Italia-UK sarebbe di 4 a 20, ma questa volta a livello umano dimostriamo che, se forniti di musica decente, per ogni singolo astante nostrano, ne servirebbero 5 britannici.

I fan dei Kasabian potranno inoltre assistere, nella prossima estate, ad altri cinque concerti della band in Italia: si esibiranno a Ferrara (14 luglio a Piazza Castello), il 15 luglio al Lucca Summer Festival, poi di nuovo a Roma (18 luglio all’Ippodromo delle Capannelle), a Milano (19 luglio all’Arena Civica) e a Tarvisio (20 luglio a Piazza dell’Unità).

Articolo Precedente

Howtan Space, a Roma apre uno spazio per “fare rete” fuori dal web

next
Articolo Successivo

Graziuso e il monologo degli anni Settanta

next