Se l’efficienza di un Paese si giudica dall’efficienza delle sue ferrovie, direi che tutto quadra. Trenitalia rispecchia perfettamente lo stato del nostro Stato. Fallimentare, mediocre, arrogante.

I fatti tragicomici vissuti in prima persona. Giovedì 16.02 ore 11.00 devo recarmi col Tav da Milano a Roma. Biglietto di prima classe al modico importo di € 116 (meno conveniente dell’aereo). Giungo alle ore 10,40 osservo il tabellone: nessun cenno al treno. Inesistente. Riguardo il biglietto, forse soffro di stati di allucinazione ed ho sbagliato giorno.

Intuendo poi il disagio mi reco alla postazione mobile Tav. Fila lunga e caotica. Apprendo da altri sfortunati viaggiatori che il treno è stato “soppresso”. Smarrimento, sconcerto, sdegno dinanzi allo zero assoluto di informazioni. Sicchè attendo il mio turno (altri 18 minuti persi) per una fila che non avrei mai dovuto fare e mi trovo un dipendente inespressivo che mi prende il biglietto, non si scusa, non fa cenno ad alcun risarcimento e mi domanda “Vuole partire con quello delle 11,20?”. Vorrei rispondergli che “No son qua di passaggio, giusto per ammirare le bellezze della Stazione e osservare il suo viso di cera farmi domande idiote; gradirei partire tra un mesetto, grazie”. Mi mordicchio la lingua. Digrigno i denti, rispondo di si e domando pure (che ardire…) le spiegazioni della soppressione. Risposta surreale: “Neve”. In effetti ha nevicato diversi giorni fa. Trenitalia dopo 3 giorni ha ancora problemi per neve? Osservo il tabellone adiacente e noto che il 70% dei treni riporta ritardi sconcertanti sino a 75 minuti.

Senza alcun sorriso, né prima né dopo. Men che mai un barlume di scuse. Salgo indi rabbioso.

Vorrei trovarmi in Finlandia e pregusto già il salmone, e soprattutto tanta efficienza.

Il giorno dopo devo ritornare a Milano. Stesso copione. Venerdì 17 ore 15.00 devo recarmi col Tav da Roma a Milano. Biglietto di prima classe sempre al modico importo di € 116. Giungo alle ore 14,40 osservo il tabellone: treno soppresso. Beh il servizio è già migliorato, mi dico, lo comunicano stavolta. Mi reco alla postazione mobile Tav. Fila. Il trasandato, e molto scazzato, dipendente mi risponde “deve rifare il biglietto” e mi indica la dietro stante fila per gli sportelli ordinari. Smarrimento, sconcerto, sdegno. M’infilo nella lunga interminabile fila. Alle 15,05 dopo oltre 20 minuti di fila (oramai era il mio turno) mi si avvicina un’altra dipendente la quale mi fa cenno di ritornare alla postazione mobile, mi prende il biglietto e lo rifà per il treno successivo delle 15,15. Le chiedo “Non poteva farlo il suo collega? Aveva le mani rattrappite? Ho fatto quasi mezzora di coda vanamente!”. Nessuna risposta, nessun sorriso, nessuna scusa. Niente di niente.

E’ curioso ma in entrambi i casi hanno soppresso i Tav a minor percorrenza, di 2,59 ore. Sovviene il dubbio che lo facciano per tagliare i costi. In entrambi i casi arrivo con almeno 45 minuti di ritardo rispetto al mio tabellino di marcia.

M’inerpico verso il Tav (Treno ad Altissimo Vomito).

Giorni fa leggevo con piacere l’articolo di Susanna Tamaro, sul Corriere della Sera, nel quale raccontava il suo amore per i viaggi in treno e le terribili esperienze che ha vissuto in Italia. Solo in Italia.

Perché accade tutto ciò? Intanto perché Trenitalia opera in regime di puro monopolio. I viaggiatori non hanno alternative. O così o ti sposti in auto, moto, bici, barca, piedi. Sicchè Trenitalia può paciosamente garantire qualsivoglia disservizio e dormire sonni tranquilli. Chiedete ad NTV cosa significhi tentare di offrire un servizio alternativo, concorrenziale. Chiedete alle centinaia di migliaia di pendolari che ogni giorno “devono” sottoporsi ad un TSO (Trattamento Servizio Obbligatorio) ferroviario.

In un regime di libera concorrenza Trenitalia avrebbe già perso quasi tutti i clienti. E in breve tempo, onde riacquistare la clientela, avrebbe dovuto migliorare i servizi e rimodulare i prezzi. Questa è la libera concorrenza che interessa tutti i cittadini, caro Mr. Monti. Forse lei non usa i treni però.

Se in Italia avessimo avuto un’esperienza positiva di “associazioni di consumatori”, poco politicizzate, schierate e armate di strumenti efficienti quali una vera class action (e non la cialtronata che ci ha rifilato l’accorto legislatore), se avessimo un’Autority libera ed indipendente, oggi avremmo consumatori più forti e un mercato più sano ed efficiente. Invece siamo esposti a servizi virtuali. Dunque diveniamo cittadini virtuali.

Da ieri ho però una certezza in più: mai più Tav.

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