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Celentano, un santo laico?

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Una delle colpe del mondo moderno, non la peggiore, è quella di assomigliare, sempre più, a un cartone animato. Si prenda Celentano spacciato per uomo controcorrente a tutto tondo. Lo si paga perché? Per emozionarci? Per infondere nello spettatore parole di infinita saggezza? Per colpirci? Nulla di tutto questo: per sbrodolare parole in libertà e per banalizzare l’ovvio. Per venderci il nulla. Una striscia, una sola striscia di Charlie Brown, è infinitamente più feconda di idee e di riflessioni dei monologhi del nostro. Se dobbiamo vivere la realtà in forma di cartone animato puntiamo alla vera animazione e non a quella riprodotta in maniera avvelenata da certa televisione.

Celentano è uno dei tanti eroi creati in laboratorio. In quel particolare laboratorio che è rappresentato dal circuito mass mediatico e, in particolare, dalla televisione. I correi, in fatto di banalità alla Celentano sono tanti: Santoro è uno di questi nel momento in cui nelle sue trasmissioni ci ha propinato, sotto forma di santificazione, le telefonate del messia Celentano, le sue leggendarie pause, i suoi fraseggi discordanti e inconcludenti. Senza ribattere alcunché, come ribatterebbe all’ultimo dei peones del Parlamento, e contribuendo a elevarlo a rango di portatore sano di visioni capace di indicarci il cammino.

Celentano è forse l’esempio più vistoso del pensiero inesistente elevato a celebrità. Nessuno, dei presenti, che si preoccupi di rammentargli che forse è meglio se si limita a cantare. Nessuno che abbia voglia o desiderio di ricordare semplicemente che di persone lagnose è pieno il mondo, carente, al contrario di persone capaci di costruire vere alternative.

Il Padre Pio dei laici senza patria incombe nella sue infinite sciocchezze, al di là dei temi trattati e dei minuti giocati. Lo si prende sul serio come, purtroppo, si prende sul serio una buona parte della classe dirigente che bivacca a tutte le ore nei teleschermi e sulle pagine dei giornali. Un enorme partita di giro composta da veri e propri clan di iniziati che vive solo perché appare. Se si spegne la televisione si spegne la loro vita. Vale per gli ospiti come per i conduttori. L’anonimato è, per loro, peggio della galera per i politici.

E se il politico Frattini è dry, il buon Celentano, al pari del Negroni, è sbagliato. Nemmeno capace di ubriacarci. Se almeno, la sua santità, servisse a questo….

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