Una “incompresibile fatwa” lanciata da Bossi e sconfitta “dai militanti”. Così Roberto Maroni riassume lo scontro degli ultimi due giorni con il Senatùr che prima gli ha messo il bavaglio, venerdì, vietando all’ex ministro dell’Interno di partecipare ai convegni e agli appuntamenti a nome del Carroccio, e meno di 24 ore dopo è stato costretto dalla dura reazione della base del partito a inserire la marcia indietro. Intervenendo a  Che tempo che fa da Fabio Fazio, Maroni è andato oltre. Ha rilanciato la necessità dei congressi, in particolare il federale che da 10 anni non viene riunito e serve per nominare il segretario, che oggi è Umberto Bossi.  A Maroni basta lo sguardo per rispondere a Fazio quando gli chiede se la lite interna è dovuta alla volontà del Senatùr di lasciare il partito in mano al figlio, Renzo ‘il Trota’. “La questione non si pone, non in questa sede”, afferma lapidario. Ritrova le parole per ribadire che l’alleanza con il Pdl è conclusa e che se Silvio Berlusconi continuerà a sostenere il governo di Mario Monti, il Carroccio andrà da solo alle prossime elezioni amministrative. In pratica: Bossi gli vieta di partecipare ai comizi e parlare a nome della Lega? Lui contravviene su tutta la linea. E sul suo profilo facebook viene incoronato leader indiscusso: “Bobo premier”, “Sei il mio segretario”, “Tu sei il nostro leader”.

A Fazio, Maroni ha così riassunto quanto accaduto negli ultimi due giorni. “E’ successa una cosa strana, ho ricevuto una telefonata che mi diceva che non potevo più incontrare gli elettori. Mi sono sentito strano. Una specie di fatwa, mi sono sentito tradito. Non so da dove sia arrivato, chi l’ha ispirato. Forse nella Lega c’è qualcuno a cui non sono molto simpatico ai piani alti. Poi è successa una cosa straordinaria: ho ricevuto oltre 200 inviti, che onorerò tutti, mi hanno riempito di affetto, mi sono commosso. Una reazione imprevista. Che ha dimostrato quanto affetto ci sia nei miei confronti, considerato un dirigente un partito. E questa reazione spontanea ha spinto Bossi a ritirare un provvedimento che io ritengo ingiusto”, ha detto. Poi ha sottolineato la necessità di andare a congresso. “Condivido la richiesta di fare il congresso arrivato con forza dalla base e dai militanti che mi esprimevano affetto. Il congresso è una via importante e giusta perché è la via della democrazia interna”, ha detto.

Infine la volontà di superare la rottura. “La Lega è la mia casa, il mio partito da sempre e spero per sempre. Domenica sarò a Milano e anche se ancora non conosco l’organizzazione penso che parlerò” dal palco. Domenica 22, infatti, ci sarà la manifestazione in piazza Duomo organizzata dal Carroccio contro l’operato del governo Monti. Ma l’evento potrebbe essere cancellato proprio a causa della spaccatura. Perché ormai esistono due leghe: una di Bossi e l’altra di Maroni.

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