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Treni notte, diario dalla torre-faro

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Avviso a tutti i naviganti di questo blog. Da oggi questo mio spazio avrà una prospettiva diversa. Una prospettiva dall’alto…esattamente 50 metri da terra. E’ la distanza che divide Oliviero, Carmine e Giuseppe dal resto del mondo. Loro sono i tre (degli 800) licenziati dei servizi “treni notte”,  sono quelli che hanno deciso di arrampicarsi sulla torre-faro alla stazione centrale di Milano. Li avevo contattati telefonicamente tra natale e capodanno per scriverne sul Fatto Quotidiano. Un articolo per raccontare il perché abbiano deciso di rimanere dove sono anche dopo il presunto accordo sottoscritto per “collocare” i lavoratori lombardi. E il resto dei dipendenti? Il resto delle loro famiglie con cosa vivono se non possono più contare sullo stipendio di mille euro?  Penso ad esempio agli altri licenziati che dal 24  novembre occupano la palazzina di via Prenestina a Roma.
Insomma tutte queste storie, simbolicamente, da oggi troveranno spazio su questo nel “
Diario dalla torre-faro” che scriveranno Oliviero, Carmine e Giuseppe. I vostri commenti li faranno sentire meno soli nella loro lotta per la dignità di lavoratori.
Elisabetta

Diario
28esimo giorno. La conquista del bagno chimico. Il sole che asciuga la tenda e i sacchi a pelo. La lettura dei giornali, i fischi dei treni che ci salutano. La città e la stazione vista da 50 metri da terra. Siamo saliti su questa torre-faro in silenzio, di notte senza farci vedere. Gli altri, disperati, erano allo scuro di tutto, quasi rassegnati e qualcuno deluso. “L’impianto di Milano non fa niente” avevamo letto su Facebook, “anzi continua a lavorare” ma noi prima di decidere abbiamo pensato cosa fosse meglio fare. Così siamo saliti sulla torre-faro per ultimi, rispetto alle iniziative di protesta dei colleghi di altre città.
Il secondo piano è presidiato dalla tenda canadese di Beppe che blocca la botola di accesso per impedire eventuali irruzioni. Il terzo piano è dove stiamo e dormiamo. Al quarto piano c’è la sala stampa e in cima, dove ci stanno i fari, abbiamo appeso la bandiera tricolore e lo striscione con la scritta “L’Italia è più divisa senza i treni notte”.

La notte in cui è stato firmato il verbale di accordo per i dipendenti della sola Lombardia nessuno di noi tre ha chiuso occhio e all’indomani abbiamo deciso di continuare a rimanere qua. Dall’11 dicembre siamo tutti senza lavoro. E a chi ci accusa di essere in cerca di visibilità rispondiamo che noi rivogliamo la nostra dignità di lavoratori non l’occhio del grande fratello come ci hanno offerto alcune televisioni (commerciali e non ndr.)

Carmine, Oliviero e Giuseppe




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