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Frequenze Tv: no asta, no voto

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Trovo intollerabile che non si possa esprimere una critica alle proposte del governo Monti senza essere immediatamente catalogati tra i disfattisti, i conservatori, le persone che non amano l’Italia, egoisti, sfascisti che vogliono solo pescare qualche voto tra gli scontenti.

Questa sorta di pensiero unico che sembra aver contagiato quasi tutto il sistema politico e mediatico non gioverà allo stesso Monti perché non gli consentirà di avere la reale percezione del disagio e del malessere sociale; in ogni caso quanto più vasto e persino innaturale è il consenso che sostiene il governo, tanto più bisognerebbe prestare attenzione e rispetto alle voci del dissenso politico, sociale, sindacale. Altro che “non ci sono alternative a questa manovra”.

Le alternative ci sono sempre.
Chi ha impedito al governo di inasprire la stretta fiscale sui cosiddetti “capitali scudati?”
Per quale ragione hanno rinunciato alla patrimoniale?
Perché non sono state ridotte le spese militari?
Perché infine vogliono regalare le frequenze ai soliti noti?
Queste non sono scelte obbligate, ma scelte volute, persino legittime; ma allora perché meravigliarsi dei dissensi, perché fingere scandalo?

Se questa sarà la minestra non la berrò e non salterò dalla finestra, più semplicemente non darò un voto favorevole.
Sino alla fine, però, bisognerà impegnarsi per strappare delle modifiche capaci di anteporre l’interesse generale ai conflitti di interesse.
Per questo, come Articolo21, riprendendo anche la campagna sostenuta dal Fatto e da pochissimi altri giornali, abbiamo lanciato un appello a Monti: “Promuova un’asta per le frequenze Tv”, che vi chiediamo di sottoscrivere e di far girare.

Un governo che mette mano alle pensioni degli italiani, non ci venga ora a raccontare che non può o non vuole indire una modesta asta per le frequenze digitali!

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