“Se Wikileaks non sarà in grado di rompere il blocco di finanziamenti non saremo più in grado di continuare oltre la fine dell’anno”. Questo l’annuncio di Assange. Il sito rischia così di chiudere a causa del blocco economico senza precedenti di tutte le donazioni da parte di Visa, MasterCard, PayPal, Western Union, Bank of America, che erano per Wikileaks un’importante fonte economica.

Evidente che il sito è diventato scomodo per molti, soprattutto dopo la pubblicazione dei documenti sulle guerre in Iraq e in Afghanistan. E sui dispacci del Dipartimento di Stato americano. Era stato PayPal il primo ad interrompere le donazioni a seguito di una lettera del Dipartimento di Stato di Hillary Clinton in cui chideva di bloccare le donazioni a Wikleaks. E gli altri giganti hanno poi seguito l’esempio.

In un’intervista esclusiva alla testate indiana NDTV, Assange parla della sospensione della pubblicazione di documenti dovuta alla mancanza di fondi al sito e di come questo blocco sia illegale: “Wikileaks ha il consenso del 75% della popolazione mondiale, ma nonostante questo le compagnie finanziarie con base negli Stati Uniti hanno continuato, da dicembre scorso, a condurre un blocco extragiudiziale. Questo blocco delle istituzione finanziarie corrotte continua. Ha distrutto il 95% dei nostri fondi e oggi stiamo sopravvivendo grazie ai contanti rimasti. Se dovesse continuare questa situazione Wikleaks finirebbe con il restare completamente senza soldi e quindi significherebbe la fine dell’organizzazione. Abbiamo quindi deciso di fermarci e di chiedere aiuto alla popolazione per cercare di uscirne fuori e domandare politicamente che questo blocco venga rimosso e di investigare in queste organizzazioni. Quello che ci auguriamo è che Visa, Mastercard e Bank of America vengano bandite”. Ha dichiarato Assange.

Nell’ultimo anno WikiLeaks ha vissuto dunque con le riserve accumulate grazie ai grandi scoop, quali il famoso video “Collateral Murder”. Assange però non si arrende e ha annunciato che il 28 novembre prossimo lancerà una nuova piattaforma per l’invio di documenti segreti in modo sicuro e anonimo. Lo farà quindi nel giorno dell’anniversario della pubblicazione di 250mila cablogrammi delle ambasciate americane, che diede inizio al cosiddetto Cablegate, dichiarando di essere in possesso di più di 100mila documenti.

Ad oggi Wikileaks, seppur con molti nemici e molti contrari alla diffusioni di documenti “top secret”, non è stato incriminato di alcun reato quindi si può considerare un sito legale. Ci si chiede allora se sia legittimo questo blocco economico. Perché è ancora possibile finanziare terroristi, trafficare droga, comprare armi con carte di credito, ma non è possibile invece supportare un sito il cui intento è quello di smascherare i governi?

In realtà, come scritto anche sul sito, ci sono altri sistemi per donare a Wikileaks, ma siccome oggi fare un bonifico bancario o firmare un assegno può risultare a molti troppo arcano e quasi fastidioso, il blocco dei pagamenti tramite carta di credito è per il sito un grosso limite. Rimane comunque il fatto che tagliare i fondi e le donazioni tramite carte di credito al sito rappresenta uno dei tanti esempi, purtroppo attualissimi, di come limitare la pubblicazione di qualcosa scomodo per qualcuno. Esempio che va però contro il Primo Emendamento degli Stati Uniti e l’Art. 10 della Convenzione Europea dei Diritti Umani.

Dunque coloro che difendono la libertà d’espressione, che gli piaccia o meno Wikileaks, dovrebbero essere contrari a questo tipo di censure. “Wikileaks needs you”, dice Assange.

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