Nell’ultimo anno e mezzo la Dia, la direzione investigativa antimafia, ha sequestrato beni per 5,7 miliardi di euro, confiscato beni per 1,2 miliardi di euro. “Ora il governo ci premia con un taglio di 13 milioni di euro“, denunciano sindacati e agenti, che oggi hanno dato vita ad un presidio davanti alla Camera dei Deputati. Il taglio avrà effetti sulla retribuzione dei lavoratori della Dia, dai 200 ai 500 euro della quota riservata al trattamento economico aggiuntivo. La norma, inserita nella legge di stabilità, viene duramente contestata anche dalle opposizioni: “Chiediamo al governo se vuole assicurare un futuro alla Dia, la struttura voluta da Giovanni Falcone”. L’esecutivo, rispondendo al questione time, ha replicato: “Nessuna riduzione di fondi”. La scure si aggiunge alla riduzione di risorse destinate alla Dia che prosegue dal 2001. “Da allora – denuncia Fabio Falcone, segretario Lazio Silp-Cgil – si è passati da un capitolo di bilancio di 28 milioni di euro ai 15 milioni di quest’anno”. I sindacati fanno presente che solo gli uffici della Dia, in zona Anagnina a Roma, ( dove è ubicata anche la direzione centrale della polizia criminale e dell’antidroga) costano ogni anno 17 milioni di euro per l’affitto che vengono pagati al costruttore romano Renato Bocchi. “Gli altri centri operativi sparsi sul territorio costano 5 milioni di euro, più che pagare i privati potremmo usare gli immobili che confischiamo e restano inutilizzati”.
Di Nello Trocchia
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