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Tangenti, la procura di Monza rinuncia a chiedere l’arresto di Penati e Vimercati

Le misure cautelari era già state respinte dal gip Anna Magelli perché gli episodi oggetto d’indagine risalivano “agli anni Novanta e agli anni dal 2000 al 2004″ e quindi era scattata la prescrizione
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La procura di Monza cambia idea e rinuncia a chiedere gli arresti di Filippo Penati e del suo ex braccio destro Giordano Vimercati. L’ex presidente della provincia di Milano è stato interrogato per oltre otto ore all’inizio di ottobre. I pm hanno deciso di non fare appello contro il rigetto dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, deciso lo scorso agosto dal gip Anna Magelli. Il giudice per le indagini preliminari aveva adottato questo provvedimento perché per gli episodi oggetto d’indagine, risalenti “agli anni Novanta e agli anni dal 2000 al 2004″ era scattata ormai la prescrizione.

Le esigenze cautelari per i due indagati, non sussistono più nemmeno secondo i pm della procura brianzola, perché gli indagati si sono presentati “spontaneamente” per l’interrogatorio (Penati il 9 ottobre e Vimercati il 14 ottobre) “senza limitarsi a generici dinieghi di responsabilità ma fornendo una propria articolata ricostruzione dei fatti”, indicando “persone” e producendo anche dei documenti “a sostegno delle rispettive versioni”.

Versioni sulle quali ora sono in corso accertamenti. In più, la sospensione o autosospensione dagli incarichi ricoperti e il lasso di tempo trascorso tra il deposito dell’appello al Riesame e l’udienza per discuterlo fissata per venerdì prossimo “consentono di escludere in generale il rischio di reiterazione del reato e quello di pericolo di inquinamento istruttorio”.

Penati e Vimercati sono accusati di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti, nell’inchiesta sul presunto sistema di tangenti. Sistema per cui l’inchiesta va avanti anche su altri fronti come quello che riguarda l’affaire Milano-Serravalle e su Fare Metropoli, l’associazione che sarebbe stata fondata dall’ex sindaco di Sesto San Giovanni, con lo scopo di raccogliere i finanziamenti per la sua campagna elettorale. Le indagini sul giro di tangenti per la riqualificazione dell’ex area Falck hanno finora portato in carcere l’ex assessore sestese Pasqualino Di Leva e l’architetto Marco Magni lo scorso 25 agosto.

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