Una vera e propria indagine storica, filosofica e antropologica, quella condotta da Cristopher Knowles, per scrivere il suo ultimo libro “Storia segreta del rock – Le misteriose origini della musica moderna”, un gran lavoro di ricerca il cui risultato è un libro interessante, in grado di far luce su aspetti della musica rock, molto spesso tenuti oscuri e su cui si preferisce mantenere l’ombra, nonostante molti rocker nelle loro canzoni, nelle copertine dei loro album, nelle fotografie in cui si fanno ritrarre o nelle interviste che rilasciano, abbiano tentato di comunicarli, ma sempre in maniera velata.

È il 1955 quando Bill e i Comets lanciano il loro singolo Rock around the clock, eseguendolo dal vivo con contorcimenti delle armonie e con movenze quasi come fosse una danza scomposta e ardente. In quel preciso momento l’America vive, inconsapevolmente, l’alba di un mito che dall’anno successivo – con il Re, Elvis Presley – avrebbe dominato incontrastato, con punte di feticismo, il panorama della musica popolare. Nasce il rock and roll (e Rocket 88 cantata da Jackie Brenston accompagnato da Ike Turner è considerata universalmente la prima canzone rock’n’roll) un genere che è in grado di soppiantare rapidamente tutti gli altri a esso precedenti.

In una società, come quella americana dell’immediato dopoguerra, quel nuovo genere fu subito bollato come “una specie di intruso degenerato atto a distruggere l’inviolabilità dell’utopia suburbana americana”. Malgrado l’opposizione del pubblico borghese, che individuava nel nuovo modello un progetto eversivo e rivoluzionario in grado di scardinare il sistema tradizionale, il rock and roll assunse però un ruolo e una funzione di coscienza nazionale, fiancheggiato dalla stampa popolare, oltre che da riviste specializzate. E mentre il New York Times parlava di “canzoni in grado di scuotere l’io profondo come in una battaglia di vita e di morte”, altre come il Time non mancarono di paragonare i grandi raduni rock a quelli di massa di Adolf Hitler, sottolineandone la primitività selvaggia delle esecuzioni.

Alcuni critici sociali cominciarono a tirare in ballo termini quali “dionisiaco”, “baccanali” per descrivere i concerti delle grandi rockstar, terminologie che la maggior parte dei fan del rock non erano – probabilmente – in grado di comprendere. E non lo fecero casualmente, perché il rock and roll può essere davvero considerato come un diretto discendente dei Misteri, evolutisi e adattatisi ai bisogni e alle usanze della cultura laica americana del dopoguerra.

Nel suo libro Storia segreta del Rock – Le misteriose origini della musica moderna (Arcana edizioni, 253 pp. 16 euro, traduzione di Alessandro Besselva Averame) Christopher Knowles dimostra come le religioni misteriche si siano reincarnate nel rock ‘n’ roll (anche se molto spesso la gran parte dei concerti dei nostri giorni assomiglia più a un picnic parrocchiale se paragonato agli antichi Baccanali) e spiega come i rituali arcaici dei Misteri abbiano trovato nuova vita nelle sottoculture del Nuovo Mondo.

Storia segreta del Rock è un libro pensato per gli amanti del genere e per soddisfare le loro curiosità: in esso vi è tracciato lo sviluppo dei generi più popolari del rock, come la psichedelia, il glam, punk, il metal fino al grunge e il racconto di come ogni band si sia rapportata o approcciata con i vari sottogeneri. Knowles svela inoltre come gli artisti moderni più iconici ricoprano lo stesso ruolo archetipico delle antiche divinità affermando che se il concerto rappresenta l’atto di “iniziazione”, allora il frontman di una band può esser considerato la guida: una sorta di Dei in technicolor. Mettendo in risalto quanto siano attuali le affinità tra i riti pagani e i costumi musicali della nostra società postmoderna.

Leggendolo – insomma – si potrà comprendere il perché nel Nātyaśāstra, il più antico testo di teoria teatrale (dove vengono trattati anche argomenti quali la scenografia e la musica, nonché ogni aspetto della messa in scena, compresi mimica e trucco) c’è scritto: “Il ballo e la musica piacciono più di riti e preghiere”. Buona lettura e sempre Vive le Rock!

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