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Un certificato
anti-Brunetta

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Visto che con le buone non si riesce a farlo stare zitto e che gli scapaccioni sono al bando da quando il catto-buonismo di sinistra ci ha rammollito persino la pedagogia, andrebbe prima o poi proposto un efficace certificato anti Brunetta da esibire ogni qualvolta il molestatore di precari si ripresenta in pubblico e pretende di parlare.

Uno scudo. Anzi uno specchio che funzioni come un vade retro. Capace di mettere in fuga persino Brunetta con l’eco delle sue medesime sciocchezze. Che prosciughi l’inchiostro dei cronisti, spenga le telecamere, sbianchi i take di agenzia, ci faccia godere la sua assenza.

Un paio di anni fa propose l’abolizione della Commissione antimafia, cosa che non sarebbe venuta in mente neppure a un Saverio Romano appena sveglio, né a un Dell’Utri sognante. Poi se la prese con i “poliziotti panzoni”, avventurandosi temerariamente nel campo dei difetti fisici. Celebri le successive invettive sui fannulloni e i disoccupati. Ora è la volta dei certificati antimafia che non servono, vanno aboliti. Specialmente per non intralciare la libera concorrenza tra mafia, camorra e ‘ndrangheta: i nostri più dinamici protagonisti del mercato del lavoro. E delle sue sinapsi.

Il Fatto Quotidiano, 27 settembre 2011

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