Verso le 17 il camper della Fiom arriva in Piazza Carignano, uno dei più bei salotti torinesi, davanti a Palazzo Carignano, sede del primo Senato italiano. La piazza si colora di tende e sul palco inizia la lunga maratona che, tra musica e parole, durerà fino al mattino.

A scaldare gli animi ci pensa subito Giorgio Airaudo, segretario nazionale della Fiom: “contro questa manovra, che fa pagare interamente alle lavoratrici e ai lavoratori la crisi, indignarsi non basta”. La Fiom a Torino vuol dire Fiat e indotto. Mirafiori è uno dei simboli della protesta ma oggi lo stabilimento è deserto. Tra le linee di produzione non si aggirano più di 50 persone, gli addetti all’avviamento delle macchine, ma nessuno degli operai di Mirafiori sta scioperando. Tutte le linee del più conosciuto stabilimento Fiat sono ferme, gli operai sono in cassa integrazione. Un delegato Fiom racconta: “Io questo mese lavoro 2 giorni, sono sulla linea della Musa, e per tutto il 2012 sarà uguale. I miei colleghi che lavorano sulla Mito questo mese lavoreranno 6 giorni”. Gli operai di Mirafiori che affollano la piazza sono consapevoli che i referendum, quello di Pomigliano prima e quello di Torino poi, sono stato il punto di rottura: “gli abbiamo dato le vittorie sindacali di anni, in cambio di un Suv”. Le notizie della settimana scorsa sembrano però smentire la possibilità che il Suv Fiat venga prodotto in Italia. Marchionne ha dichiarato l’intenzione di produrre nello stabilimento di Torino la nuova Topolino, ma i cassaintegrati di Mirafiori rispondono: “Per qualcuno di noi, la Topolino è un progetto di cui si parla da 10 anni e che non si farà mai, Mirafiori è morta!”.

Sul palco prende la parola Marco Di Mattia, sindacalista in un call center. Sottolinea l’importanza dell’accordo del 28 giugno, firmato tra Confindustria e CGIL/CISL/UIL: “La manovra va fermata e con essa l’accordo del 28 giugno che toglie molti diritti a noi lavoratori, che ridimensiona drasticamente il ruolo del contratto nazionale”. Esiste anche all’interno del sindacato uno spirito critico: “Io sono iscritto alla CGIL da dieci anni –continua Marco-, è casa mia, per questo vorrei che il sindacato si facesse carico di tutti i movimenti, dobbiamo riempire le piazze!”.

Accanto ai metalmeccanici, in piazza ci sono i tanti movimenti che compongono la società civile torinese. Ci sono gli studenti delle Officine Corsare, associazione nata dalle proteste dell’Onda del 2008. Uno di loro prova a riflettere sulla difficile conquista dei diritti delle giovani genrazioni: “Ci hanno sempre raccontato che se volevamo i diritti come giovani, dovevamo chiederli ai nostri padri e ai nostri nonni, ma i diritti non sono vasi comunicanti: se li togli da una parte non aumentano dall’altra. I diritti sono qualcosa che o li hanno tutti, altrimenti non sono più diritti, ma privilegi. Per noi stare in questa piazza vuol dire cominciare un dialogo tra generazioni, consapevoli di stare sulla stessa barca e che solo assieme se ne esce”.

Alla notte bianca della Fiom hanno partecipato anche molti gruppi organizzati, dai No Tav valsusini al popolo viola, passando per le associazioni, come Terra del Fuoco, legata a Don Ciotti. Uno dei manifestanti spiega: “La società civile cerca un aiuto nei movimenti e nelle associazioni, perché è sfiduciata nei confronti dei partiti e dei sindacati”. In piazza però sono i singoli cittadini quelli più arrabbiati: “La cosa che mi lascia più perplessa –racconta Alessandra, giovane professoressa- è il fatto che la manovra abbia attaccato proprio l’articolo 18, mettendoci così in balia delle angherie di ogni dirigente”. La Fiom a Torino prevede un gran corteo perché, ci ha spiegato Giorgio Airaudo: “Nei posti dove si è sempre lavorato, si sciopera!”.

di Cosimo Caridi

Articolo Precedente

Articolo 18, la geografia delle nuove regole

next
Articolo Successivo

Le notti bianche della Fiom
A Taranto con gli operai

next