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Blair e Murdoch, il padrino che non ti aspetti

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Sulle evangeliche rive del Giordano, 18 mesi fa sono state battezzate Grace e Chloe Murdoch, di 9 e 8 anni, figlie del magnate dei media e della sua terza moglie Wendi Deng. Madrina e padrino delle due giovani eredi erano star del cinema come Nicole Kidman e Hugh Jackman, padrona di casa la regina Rania di Giordania.

All’epoca la rivista di gossip Hello diede la notizia trascurando però un particolare di rilievo. Padrino di Grace, insieme alla Kidman, fu anche Tony Blair – in elegante tenuta bianca, pare, anche se le foto non è dato vederle. La rivelazione della presenza dell’ex premier laburista arriva nell’edizione inglese di Vogue, in uscita giovedì con una lunga intervista proprio a Wendi Murdoch. Una notizia destinata a mettere fortemente in imbarazzo Blair, che, per quanto lontano dalla politica attiva, avrebbe recentemente fatto pressione, tramite il suo ex-numero due Gordon Brown, allo scopo di rimuovere dal suo incarico Tom Watson, parlamentare laburista tenace accusatore dei Murdoch nelle indagini sul tabloidgate.

L’ ex premier britannico è considerato storico alleato di Rupert Murdoch, “uno dei suoi migliori amici”, sostiene ancora Wendi. Il sodalizio tra il leader e il tycoon nasce nel 1995, tra lo stupore generale, dopo che il murdochiano Sun aveva silurato, alle precedenti elezioni del ’92, l’allora candidato della sinistra Neil Kinnock. Scrive Blair nella sua autobiografia : “Certo, (tra me e Murdoch, ndr) è stato difficile. Lui era un uomo di destra… Eppure c’erano due punti di connessione: era un outsider e aveva le palle”.

Altra fonte di imbarazzo per Tony Blair arriva poi dal fronte libico, dove gli archivi del regime sfornano notizie sui rapporti compromettenti con la Gran Bretagna. Per esempio sul fatto che nel marzo 2007, da Downing Street, partì una lettera di sostegno a Saif Gheddafi, laureando alla London School of Economics, completa di suggerimenti di studio per il rampollo, allora considerato proiettato verso l’occidente e i suoi valori democratici.

Il Fatto Quotidiano, 6 settembre 2011

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