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Montieri, Milano e un futuro semplice

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Credo che a modo loro tutti i libri di poesia ci dicano qualcosa del mondo. Credo però che la poesia attuale metta in luce l’idea che non esiste un solo mondo. La poesia affronta le cose da un’angolazione minore, appartata. Non pretende di rivelarsi a tutti, però spesso rivela una gran parte del tutto.

Ho pensato a questo leggendo un libriccino di poesia italiana contemporanea, Futuro semplice, di Gianni Montieri (Edizioni LietoColle). Ventisette canti urbani che dialogano a stretto giro con molta narrativa, soprattutto d’oltreoceano (c’è una poesia, Absolute Beginners, dedicata a Raymond Carver), ma anche a cose di casa nostra (“L’uomo in barba bianca e occhiali / ha la voce bassa, d’altra timidezza / non è uno da applausi” nel quale si può riconoscere lo scrittore Antonio Moresco).

Le città nelle poesie di Montieri sono Londra, Torino, Milano, soprattutto Milano, quella prima di Pisapia (“Milano sarà perfetta, in tempo per l’expo / piazza Duomo ripulita ancora più rettangolare / – via i piccioni, via i neri e i braccialetti”). Per lui, uomo del sud, nato a Giugliano nella provincia di Napoli, Milano è fatta di ristoranti cinesi, di affollate scale della metropolitana, di brioches, di bancarelle di libri usati, di tangenziali, e su tutto di ineguaglianze, di laceranti silenzi, del suono che fa il tram.

Non cerco quasi mai di dare consigli ai lettori, so bene che sono in troppi a farlo e ciascuno legge come può. Ma noto che il ventaglio dei libri consigliati è talvolta estremamente povero e monotono, ridotto a poche cose, per tutti le stesse, mentre può essere infinitamente ricco, articolato, multiforme. Consigliare di leggere il libro di Montieri è allora come suggerire di sfilare tra le sale di un museo che parla di noi, un posto in cui l’unica verità dell’arte ormai la si può trovare in un volantino che pubblicizza la consegna di pizze a domicilio. Sarà che la letteratura ci sorprende quando ci accorgiamo, nelle nostre infinite diversità, di essere in fondo tali e quali a chi la scrive (“In metrò è segnalato un guasto: / a Conciliazione si è ammazzato un vecchio // di essere soli non si smette mai”).

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