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Cameron come l’Iran: bavaglio per il web

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Il dibattito sui rioters londinesi continua. Oggi il Giornale ci accusa addirittura di sognare “un’Italia messa a ferro e fuoco dalla violenza civile“. Il collega Paolo Granzotto fa una composizione di parole di pezzi usciti sul Fatto per arrivare addirittura a scrivere: “iniziativa che sfiora il golpe”. Certo, ci vuole davvero tanta fantasia. L’unica nostra colpa, in realtà, è stata quella di voler capire che cosa c’è oltre le immagini di violenza che hanno fatto il giro del mondo.

Mi rifiuto di credere che i fatti di Londra, o la “zuffa inglese” come abbiamo titolato oggi, abbiano gli unici colpevoli nella feccia che imperversa per le strade, una sorta di nuovi barbari, molti dei quali anche bambini. La più giovane tra i fermati da Scotland Yard ha 11 anni, una bambina. Possiamo ritenerla feccia. O dobbiamo cercare di capire? Ritengo che l’analisi più completa, storicamente contestualizzata, di questi giorni sia quella di Mary Riddell sul quotidiano conservatore Daily Telegraph, tradotta e pubblicata sul Fatto Quotidiano mercoledì 10 agosto. Rimando alla lettura chi se la fosse persa (qui l’originale sul sito del Telegraph).

Nel frattempo la risposta del primo ministro David Cameron fa venire i brividi. Dopo aver annunciato di essere pronto a schierare i cannoni ad acqua per le strade, oggi ha rincarato la dose. Non ha escluso l’intervento dell’esercito. E, siccome ieri Mahmoud Ahmadinejad, presidente dell’Iran, ha condannato “la repressione” di Downing Street, oggi Cameron pensa bene di allinearsi all’Iran in tema di libertà di espressione: “In caso di nuovi disordini, non si può escludere il blocco dei social network“. Dio salvi la regina.

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