È passato un anno da quando ho aperto questo blog che focalizza l’attenzione principalmente sul panorama della musica indipendente italiana, favorendo nomi non ancora celebri, ragazzi volenterosi che si autoproducono, che hanno tanto da dire, ma non hanno la possibilità di farsi conoscere al grande pubblico. E sono state tante le band e i musicisti che mi hanno scritto e inviato le proprie produzioni in redazione e lettere accompagnate da curriculum quasi come fosse un colloquio di lavoro a dimostrazione di quanto tengano alla propria attività. Con gran parte dei gruppi – grazie soprattutto alla Rete e ai social network – sono rimasto in contatto, portando avanti un dialogo che, in questo modo, non si è mai interrotto. I risultati li giudico molto positivi. Se poi penso che molti, anche grazie ai miei articoli, hanno ottenuto un contratto o ricevuto inviti nelle svariate manifestazioni che si organizzano dal Nord al Sud della Penisola, bè non posso che esserne orgoglioso.

Tra i tanti artisti che ho avuto la fortuna di conoscere, recensire e assistere in concerto – grazie a questo blog –, c’è Gabriele Ortenzi alias Areamag, cantautore europeo (come ama definirsi), autore di un album Si salvi chi può uscito nel 2010, che se ci fosse il premio quale miglior disco, lo assegnerei a lui sicuramente. Per la bellezza della sua musica, per l’intelligenza, anzi, la genialità che vien fuori da ogni singola canzone.

“Si salvi chi può” (uscito nel 2010) è un album capace di descrivere con precisione l’Italia degli anni Zero: le canzoni trattano – quasi come fossero previsioni – gli argomenti più scabrosi di questi anni. Sfruttamento selvaggio delle risorse, del lavoro minorile, pedofilia, corruzione, case comprate ad insaputa, Vaticano e cricche, realtà e finzione dei social network, catastrofi naturali. Come è nato questo lavoro? Ci racconti la sua genesi?
Ogni brano ha una genesi diversa e un metodo di ricerca differente. Ci sono canzoni che scrivo per pura spinta emotiva, utilizzando solo il mio bagaglio espressivo; altre invece hanno necessariamente bisogno di un periodo di studio e ricerca del linguaggio. Brani come Cattivo, La bottega delle ombre e L’ascensore, possono nascere cercando direttamente sullo strumento un linguaggio adatto a portare via questi tormenti emotivi, un po’ come cercare la combinazione di un lucchetto e liberarsi di getto una volta trovata; all’opposto ci sono brani più descrittivi, che raccontano di politica, corruzione, amministrazione, inettitudine applicata alla specifica competenza. Ad esempio prima di Appartamento in centro c’è stato un periodo di ricerca. Passeggiando nel centro di Roma mi chiedevo di chi fossero certe proprietà… sembravano seconde case, se non terze o quarte, che stavano lì in attesa di qualcuno. Mi sono messo alla ricerca, soprattutto in rete, di articoli, libri, testimonianze e dicerie che parlassero di queste proprietà di alcuni parlamentari e di come, queste, fossero passate con nonchalance a figli, parenti, amici, colleghi e a prezzi ridicoli, prezzi che fanno invidia a chi ha un bilocale in periferia. Una volta riempito il bagaglio necessario, lo filtro con un mio linguaggio e spesso, quando il dramma aumenta, cerco di evidenziare le cause di un fatto con l’ironia.

Poi c’è una strana alchimia, che ogni tanto riesco a raggiungere, in brani come Tana libera tutte, Tombino e Bombino, in cui il dramma delle loro vite raccontate è accompagnato da un’ironia estraniante, quasi offensiva e cinica, ma che è propria del personaggio. Brani come questi nascono da testimonianze dirette e un serio studio: del “commercio di giovani prostitute dall’Est” nel caso di Tana, della storia della Romania degli ultimi 30 anni nel caso di Tombino (lavorai anche con un ragazzo che aveva vissuto per qualche anno nelle fogne di Bucarest), della produzione di armi incredibili, mine antiuomo, mine a forma di giocattolo, di pallone da calcio per attirarci i bambini sopra nel caso di Bombino. Sono brani che non hanno un lieto fine, ma solo speranza. Il lieto fine ci porterebbe a considerare risolte le questioni.

La causa di tutte queste storie, che amo definire “di straordinaria normalità”, è il personaggio dell’Omino; colui che non è riuscito a stabilire un’armonia coi propri simili e il proprio ambiente, colui che guarda il mondo solo fino a dove vede, colui che è l’intera umanità che tarda ad allinearsi con la bilancia della natura… Lui è la causa, lui è il dittatore, ma è anche l’ultimo dei sostenitori e degli oppositori. L’uomo politico che tace in merito al commercio di scambio riguardo ad armi, prostituzione, etc… non ha niente da invidiare, in fatto di mascalzonaggine, all’uomo che si organizza le ferie in Thailandia in cerca di prostitute minorenni; nel concetto di Omino siamo tutti compresi: è un’epoca.

Dall’ultima volta che ci siamo sentiti (sei stato uno dei primi che ho recensito sul mio blog) come sta andando la tua attività artistica?
Notizia fresca: con la band abbiamo partecipato al concorso “Voci per la Libertà”, organizzato da Amnesty International e lo abbiamo vinto con Tana libera tutte. Devo dire che la tua bella recensione ci ha portato contatti e apprezzamenti; ho incontrato molte persone che dopo i concerti mi hanno rivelato di essere venute perché incuriosite da ciò che hai scritto e sei tra i pochi che scrive cose pensate e ragionate e rinuncia al “copia incolla” del comunicato che manda l’ufficio stampa, come molto spesso accade.

Hai concerti in vista?
Ho diversi concerti, mi piace segnalarne 2: il 13 agosto a Elmo di Sorano (Grosseto) al Festival multietnico dell’Elmo e il 12 Ottobre a Roma (al The Place, locale storico in zona Prati) ci sarà un nostro concerto veramente particolare in collaborazione con Amnesty.

E per chi volesse saperne di più basta recarsi sul sito ufficiale di Areamag. A tutti come sempre Vive le Rock! e vi rinnovo l’invito a contattarmi all’indirizzo prinaldis@gmail.com per farmi conoscere le vostre opere, la vostra musica.

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