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Referendum, Marcegaglia: “Il sì sull’acqua
ci farebbe tornare indietro di 20 anni”

Dalla presidente di Confindustria arriva un appello: "Il voto non sia politicizzato". Eppure, al penultimo giorno di campagna referendiaria, la polemica continua. Il capogruppo del Pd alla Camera Franceschini: "Un successo sarebbe ko per Berlusconi". Per Ronchi invece, ex ministro di Fli, "i quesiti sono una truffa di Di Pietro"
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Al penultimo giorno di campagna per le consultazioni referendarie, torna a pronunciarsi Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. E stavolta lo fa riguardo ai due quesiti sull’acqua. Se vincesse il sì – decidendo così di bloccare il progetto di privatizzazione del governo – secondo l’imprenditrice, “torneremmo indietro di 20 anni e ci sarebbe una minore possibilità di crescita per il Paese e di creazione di posti di lavoro”. Per Marcegaglia, la posizione degli industriali è chiara: “L’acqua è e deve rimanere pubblica, ma la gestione va liberalizzata”. Più in generale, la numero uno di Confindustria rivolge un appello affinché il voto non venga “politicizzato”: “Ci sono alcuni argomenti – ha continuato Marcegaglia – e bisogna che si ragioni su questi argomenti”. Eppure la polemica politica va avanti da settimane, accompagnata dall’impegno delle opposizioni per raggiungere il quorum. E non accenna a calmarsi.

Marcegaglia ha parlato di referendum con i giornalisti a margine della presentazione dei dati del Centro studi di Confindustria. A chi le ha chiesto se una eventuale vittoria dei sì potrebbe provocare scompensi in borsa, la presidente ha risposto non escludendo la possibilità. Ma “spero di no”, aggiunge. Secondo Confindustria, ne va della competitività del Paese e del suo adeguamento allo scenario internazionale. “Se guardate a qualsiasi richiesta che ci fa il Fondo monetario, che ci fa l’Ocse e la Commissione europea – ha concluso Marcegaglia -, tutti parlano di liberalizzare il settore dei servizi pubblici locali”.

Al di là delle moltivazioni per il sì o per il no ai quesiti, rischia di restare soprattutto inascoltato l’appello della presidente a “non politicizzare il voto”. “Un successo dei referendum sarebbe per Berlusconi il colpo del ko”, commenta il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, in un’intervista a ‘Il Messaggero’. Cosciente della difficoltà di raggiungere il quorum, l’esponente democratico aggiunge: “Ci sono battaglie che vanno combattute anche se si rischia di perdere”. Ma se dal Pd si sottolinea l’importanza della consultazione e la serietà degli argomento su cui gli italiani sono chiamati a decidere, non ‘ d’accordo Andrea Ronchi, ex ministro ed esponente di Fli. Secondo cui “questi referendum, partendo proprio da quelli sull’acqua, sono una truffa”. “Sono stati incanalati su una grande bugia mistificatoria di Di Pietro e della sinistra – aggiunge – non è vero che l’acqua viene privatizzata”. Polemico anche con il suo stesso partito, Ronchi ha dichiarato che andrà a votare quattro ‘no’ e che la libertà di voto consigliata da Futuro e libertà è “una scelta sbagliata”. “Un centrodestra riformista deve avere il coraggio delle proprie idee su temi così rilevanti – conclude l’ex ministro -, il grande tema di oggi è la debolezza culturale del centrodestra”.

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