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Cari B. e Caldoro, Napoli non è in mano ai boss

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Sostiene il governatore della Campania Stefano Caldoro in un’intervista al Corriere della Sera che a Napoli le primarie nel Pdl non si possono fare perché altrimenti verrebbero vinte “dai poteri illegali”. E fa l’esempio delle consultazioni del Pd, finite come è noto a pesci in faccia tra reciproche accuse di brogli e voti comprati a peso.

Sostiene il premier Silvio Berlusconi che con Mara Carfagna il Pdl avrebbe vinto le elezioni a Napoli ma la ministra non è stata candidata perché, parole di Berlusconi, “non abbiamo avuto il cuore di consegnarla alla camorra”.

Insomma, il capo del Governo e il presidente della Campania concordano su un punto: questa terra è in mano ai clan camorristici. Una morsa talmente soffocante da rendere impossibile qui scegliere liberamente i candidati, oppure provare a fare politica dal basso, attraverso forme di partecipazione democratica nella stesura dei programmi e delle liste.

Per fortuna, la vittoria di Luigi de Magistris dimostra esattamente il contrario. Ed è meglio che Berlusconi e Caldoro cerchino altre scuse per giustificare la sconfitta di Napoli e la totale assenza di democrazia all’interno del loro partito.

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