Vittorio Sgarbi ora recita la parte del censurato. Improvvisa una conferenza stampa a Roma e non manca di insultare nell’ordine: Michele Santoro, Roberto Saviano, Vauro e, immancabili, Marco Travaglio e Il Fatto Quotidiano. La Rai, che paga la serie di 5 puntate del suo programma 1,4 milioni di euro a puntata più un milione di euro per il suo compenso, avrebbe posto al critico d’arte veti e condizioni difficili da accettare. Prima fra tutte quella di non andare più in diretta il 18 maggio con una puntata su Dio e la fede. “Ho saputo – dichiara Sgarbi – telefonando pochi giorni fa al direttore generale, Lorenza Lei, che la puntata dovrebbe essere registrata un giorno prima. Perché non pongono le stesse condizioni a Floris, Santoro, Saviano? Voglio essere trattato come loro, io tra l’altro, a differenza di Saviano, mi occupo di Mafia, lui di letteratura”. Ma non è tutto. L’ex sindaco di Salemi denuncia che il titolo della sua trasmissione, ‘Il mio canto libero’, va cambiato. L’ufficio legale della Rai ha eccepito che potrebbero sorgere problemi sui diritti d’autore con la vedova di Lucio Battisti e col paroliere Mogol.

A un cronista che gli contesta che Vauro e Travaglio per Annozero non vengono, addirittura, pagati, Sgarbi risponde così: “Santoro e Travaglio fanno la parte delle vittime, io, invece, sono lo stronzo. Vauro? Fanno bene a non pagarlo, vada a scuola di disegno”. Sgarbi, allora, ‘minaccia’: “Sono pronto a lasciare, però, mi devono trattare come hanno fatto con Enzo Biagi che ha avuto una buonuscita di 1,5 milioni di euro, io voglio 3 milioni di euro”. Peccato che Sgarbi non abbia mai ottenuto gli alti ascolti di Biagi.

Che l’ex sindaco di Salemi fosse teso per le sorti del suo programma, lo si era capito fin da mercoledì sera, quando le telecamere de ilfattoquotidiano.it lo avevano sorpreso, insieme al gruppo dei suoi autori ad inseguire il premier Silvio Berlusconi durante il ricevimento organizzato mercoledì pomeriggio dall’ambasciata d’Israele a Villa Miani a Roma, senza, però, riuscire a fermare il Cavaliere. A telecamere spente, ma non le nostre, l’ex sottosegretario ai Beni culturali al termine della conferenza stampa con un giornalista di Repubblica si lascia scappare: “Ah sei di Repubblica, pensavo fossi del Fatto, menomale perché quelli del Fatto Quotidiano mi stanno sui coglioni”.

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