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Imputato, ma con la stessa dignità

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Ieri, 22 aprile 2011, i miei difensori Ivano Iai e Fabio Repici hanno depositato al Gup del Tribunale di Roma Barbàra Callari gli esiti di una importantissima attività difensiva, che smentisce in modo plateale le conclusioni del Reparto Tecnico del Ros di Roma, nel processo che mi vede imputato per la presunta acquisizione dei tabulati telefonici di alcuni parlamentari. Grazie alle corrette e puntuali testimonianze di una importante carica istituzionale dello Stato, sono state smentite le frettolose conclusioni con le quali si è sostanzialmente voluta impedire la prosecuzione della mia collaborazione con l’Autorità Giudiziaria, nei processi e nelle più importanti indagini che si stavano svolgendo in Italia.

Alla vigilia della riapertura delle indagini sulle stragi di Capaci e Via d’Amelio, mentre emergevano elementi incrontrovertibili sui depistaggi di Stato che avevo denunciato sin dal lontano 1992, qualcuno doveva impedire che io potessi dare il mio contributo ai magistrati. Ecco l’origine della mia delegittimazione personale e professionale, ad opera di quanti con quelle stragi e su quelle stragi hanno fondato le proprie fortune politiche. E’ proprio nella genesi del partito di Forza Italia e nella nascita della Seconda Repubblica che si colgono gli aspetti più inquietanti delle collusioni e dei depistaggi che hanno sorretto le “trattative” fra lo Stato e la mafia e determinato l’evoluzione della stagione stragista del 1993.

Ecco perché mi hanno delegittimato, nel tentativo – riuscito – di bloccare la mia collaborazione con l’Autorità Giudiziaria. Ci avevano già provato allo stesso modo nel 2004, con attacchi giudiziari e in Parlamento, quando mi stavo occupando delle indagini sulle “Talpe” alla Dda di Palermo e sull’onorevole Cuffaro, dopo avere collaborato alle indagini su Marcello Dell’Utri e su tanti altri politici siciliani collusi con la mafia (Franz Gorgone, Domenico Miceli, ecc.).

L’unica differenza con le vicende di Catanzaro è che grazie alla professionalità dei magistrati di Palermo, tanto “le talpe” alla DDA, che Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri sono stati condannati. A Catanzaro, invece, tutti gli indagati sono stati prosciolti ed ora siamo imputati a Roma io e l’ex pubblico ministero Luigi de Magistris, che conduceva le indagini. Giovedì 28 aprile, alle ore 9, all’aula del Gup del Tribunale di Roma, si terrà l’udienza preliminare. Vi terrò costantemente informati sugli sviluppi del processo. Confermo la mia piena fiducia nella Giustizia e con la stessa dignità con cui per tanti anni mi sono presentato nelle aule di giustizia, mi presenterò per la seconda volta al Tribunale di Roma nella veste di imputato, sicuro di potere dimostrare anche in questo caso la mia innocenza.

Ringrazio in primo luogo mia moglie, i miei familiari ed i tanti, tantissimi amici che mi sono stati vicini in questi anni con affetto e sincera solidarietà e che hanno avuto fiducia in me, al pari di quella che io, con loro, abbiamo nella Giustizia. Ringrazio Marco Travaglio e i giornalisti de il Fatto Quotidiano, che sono stati gli unici a dare delle informazioni vere e puntuali sulla mia vicenda. Altri hanno saputo solo tuonare a sei colonne nelle prime pagine dei giornali sulla mia incriminazione, senza scrivere nemmeno una breve quando sono stato assolto.

Per chi ancora non l’avesse capito, questa è l’ennesima conferma della compromissione col regime dei tanti pennivendoli, alcuni dei quali osano persino spacciarsi come “giornalisti di sinistra”, nel tentativo di dissimulare il portafoglio che riempiono a “destra”. Se il mio sacrificio potrà servire a far riflettere quanti ancora non hanno capito qual è il vero “scandalo” dell’Italia, sono contento di avere patito queste sofferenze. Esposto al ludibrio degli italiani, insultato, indagato, perquisito, destituito dalla Polizia ed ora anche imputato, nonostante il sommarsi delle prime ed ampie assoluzioni.

Con questo spirito io – il più grande scandalo della storia della Repubblica – mi presenterò rispettosamente davanti al mio giudice per farmi processare, con la stessa dignità con la quale nel lontano 1988 ho iniziato la mia collaborazione con la Giustizia a fianco di Giovanni Falcone.

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