Dietro i manifesti anti pm che Napolitano ha definito “ignobili” potrebbero esserci i vertici del Pdl lombardo. Almeno questa è l’ipotesi della procura di Milano, che ha iscritto nel registro degli indagati per “vilipendio all’ordine giudiziario” il nome di Giacomo Di Capua, 30 anni, consigliere comunale del Pdl a La Spezia e soprattutto capo della segreteria di Mario Mantovani, sottosegretario del governo Berlusconi nonché coordinatore lombardo del Popolo della libertà.

Il nome del braccio destro di Mantovani, secondo il Corriere della Sera, si aggiunge a quello degli altri due indagati. Roberto Lassini, il candidato del Pdl al Consiglio comunale e presidente dell’Associzzione dalla parte della democrazia, che si è auto denunciato in un’intervista al Giornale. E il tipografo che ha materialmente stampato i manifesti “Fuori le Br dalle procure” e “Toghe rosse ingiustizia per tutti” apparsi a Milano nei giorni scorsi.

A coinvolgere nell’inchiesta Di Capua è stato uno dei due titolare della “Bergomi&Falcone”, un’azienda che in passato ha già fatto diverse campagne per il Pdl. Il testimone ha ammesso davanti alla Digos e al sostituto procuratore Armando Spataro di aver ricevuto l’incarico per i manifesti anti magistratura da Di Capua, in un incontro di venti giorni fa nella sede del partito di viale Monza. Con l’intesa che a pagare sarebbe stato, come le volte precedenti, il Pdl. Il titolare ha sostenuto che l’affissione dei manifesti “Fuori le Br dalle procure”, quelli più duri, non era compresa. Ma, in una perquisizione negli uffici della società, è stato trovato uno di questi manifesti. Le matrici erano invece nella tipografia coinvolta. dove gli inquirenti hanno trovato anche l’ordinativo per la stampa di 5mila manifesti, emesso da un’azienda sempre in orbita Pdl.

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