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Non cacciamoli di nuovo sotto il tappeto

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È successo un’altra volta. Quattro bambini morti, bruciati dalle fiamme di una baracca abusiva. Quattro piccoli Rom senza diritti, come i loro genitori. Primo fra tutti quello di crescere sotto un tetto che non sia di cartone.

A Roma, su 7.100 Rom, sono 2.500 quelli che vivono, ma sarebbe meglio dire sopravvivono, in condizioni analoghe. Quanti altri bambini morti dovranno esserci prima che si trovi una soluzione? Un paese civile non può sopportare questa strage degli innocenti: oggi, guardando il Tg3, c’era da rabbrividire di fronte alle immagini di questa tragedia e delle altre che l’hanno preceduta. Bambini morti di freddo o di fuoco. In Italia, negli anni Duemila.

Già sento la solita musica: cavoli loro, se ne tornino da dove vengono, la casa prima agli italiani. Parli bene tu che vivi in centro. Perché non te ne prendi in casa un paio… Basta, per piacere. Ragioniamo, per favore: queste persone esistono e vivono sul nostro territorio, non possiamo cacciarle sotto il tappeto dei campi più o meno abusivi, come polvere da nascondere. Dobbiamo, invece, pretendere che le amministrazioni locali trovino urgentemente una soluzione. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno sembra intenzionato a trovarla. Speriamo. La sindachessa di Milano Letizia Moratti, dopo aver perso il ricorso e la faccia per la famosa violazione dei patti, da parte del Comune, sull’assegnazione di poche case a qualche famiglia Rom, tace.

È giusto indignarsi per le bassezze del basso impero berlusconiano, scendere in piazza come donne e con le donne. Ma non dimentichiamoci di chi sta ai margini dei margini della società. Indigniamoci per queste morti e mobilitiamoci per pretendere che non ce ne siano altre.

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