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Terzo Polo, mozione di sfiducia a Bondi
“Pronti a ritirarla se accetta nostre proposte”

Francesco Rutelli, Fabio Granata e Rocco Buttiglione hanno fatto una vasta ricognizione sullo stato dei beni culturali. "Si tratta di un atto di sfiducia politica che va oltre il crollo di Pompei"
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Il terzo polo presenta la propria mozione di sfiducia al ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi. Un documento articolato nel quale si elencano i tagli e i ridimensionamenti subiti in questi anni dal settore della cultura e del patrimoni. Nel testo si legge: “Il ministro, a differenza dei suoi colleghi, non è stato in grado di far valere la propria iniziativa presso il presidente del Consiglio, il ministro dell’Economia e in seno alla collegialità del Consiglio dei ministri. Così non riuscendo ad arginare l’irreparabile guasto delle politiche pubbliche per la cultura in Italia, che la linea prevalente del governo tende a definire come un costo superfluo per le finanze pubbliche”.

Nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio, i tre ‘saggi’ (Francesco Rutelli per Api, Fabio Granata per Fli e Rocco Buttiglione dell’Udc), hanno fatto una vasta ricognizione sullo stato dei beni culturali italiani. La mozione è stata accompagnata da una “proposta in extremis” al ministro. Sarà possibile ritirare il documento qualora Bondi accetti le 5 proposte sulla cultura, che saranno presentate come emendamenti al decreto Milleproroghe. Si tratta, in pratica, di cinque punti qualificanti: una deroga che permetta l’assunzione di candidati idonei dei concorsi al ministero; una proroga della tax credit e del tax shelter; il reintegro Fus per 200 milioni di euro; reintegrare mostre e sponsorizzazioni degli enti locali; restituire 300 milioni di euro per la tutela del territorio.

“Se il ministro Bondi riuscirà a imporsi ai suoi colleghi nel consiglio dei ministri – spiega ancora Rutelli – sulla nostra mozione di sfiducia, che è un atto politico, modificheremo il nostro atteggiamento in aula. Se Bondi viceversa non ce la facesse, scatterebbe la sfiducia e la presa d’atto che il coma della cultura italiana è diventato irreversibile”. Fabio Granata spiega che “si tratta di un atto di sfiducia politica al ministro Bondi, che va oltre il crollo di Pompei e si allarga a tutta la gestione della cultura italiana. E quindi – aggiunge l’esponente finiano – la risposta Bondi non la deve dare a noi, ma alla cultura italiana”. Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc, chiede una prova di responsabilità: “Il ministro dimostri di avere a cuore la cultura e faccia propri i nostri emendamenti. Non vorremmo che sia proprio Bondi quello che spegne le luci quando il patrimonio culturale è morto”.

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