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La Gelmini e gli slogan

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*di Guido Mula

Il ministro Gelmini, tutta fiera dell’approvazione della sua legge, martedì a Ballarò ne raccontava le meraviglie. Devo dire che alcune cose erano curiose: mentre tutti ridevano delle battute di Crozza, perfino il Pd, lei se ne stava tutta rigida, come scandalizzata da tanta impudenza. Poi sorprende il pubblico affermando l’inutilità dei corsi di laurea in Scienza della Comunicazione: forse ha paura che, in un mondo nel quale la comunicazione è alla base di tutto, qualcuno analizzi quella del Governo?

Più grave è quanto appare nelle argomentazioni usate dal ministro nel confronto con Rodotà, dove la sua (del ministro) plateale confusione tra l’immunità parlamentare, prevista dall’assemblea costituente per quanto fatto dai parlamentari nell’ambito del proprio dovere, con l’impunibilità a prescindere, dimostrava un certo grado di imprecisione nell’affrontare la questione. Il problema del ministro Gelmini, che non è certo la sola in questo, è proprio la “leggerezza” con la quale affronta questioni di grande rilievo, rifugiandosi in slogan e dando a priori del bugiardo e del fazioso a chi le sta davanti, dicendo che le sue opinioni sono chiaramente viziate dall’appartenere ad una parte politica. Le sue opinioni di ministro, ovviamente, non soffrono di tale limitazione.

A questo proposito, credo sia interessante andare a vedere quanta differenza c’è tra le affermazioni del ministro Gelmini su quanto sia efficace la sua legge nel combattere i “baroni” e quanto invece è di fatto scritto nel testo della legge stessa. Trovate queste informazioni nei video sul sito della Rete29Aprile.

*Rete29Aprile

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