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Troppe morti bianche. La magistratura: “Patentino d’italiano per operai stranieri”

L'allarme è stato lanciato dal procuratore aggiunto di Milano Nicola Cerrato che si occupa di incidenti sul lavoro che a Milano sono in aumento. Imparare la nostra lingua può servire a capire, magari, un avvertimento di pericolo lanciato da un collega di lavoro
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L’importanza della lingua italiana. E perché no, un patentino che ne attesti la conoscenza da parte del lavoratore straniero. Non è una proposta shock partorita da qualche politico leghista. Ma il suggerimento che viene dal procuratore aggiunto di Milano Nicola Cerrato a capo del dipartimento che si occupa di sicurezza sul lavoro. E mira esclusivamente a una maggiore tutela dei lavoratori stranieri. Perché comprendere la lingua su un posto di lavoro che espone a un rischio, può voler dire salvarsi da un infortunio. “E’ importante – afferma Cerrato – che i lavoratori stranieri abbiano una formazione e che conoscano un po’ la lingua italiana, dovrebbero avere un patentino”.

Il motivo è semplice. Un lavoratore straniero che parli poco la nostra lingua o addirittura non la comprenda affatto, potrebbe non essere in grado di reagire, per esempio, a un avvertimento di un collega poco distante che in caso di pericolo gli può gridare un semplice: “Sai attento”. Una frase o un suggerimento: parole. Che potrebbero se non salvarlo, almeno renderlo meno indifeso di fronte a una piaga, quella degli incidenti sul lavoro che non si arresta. Anzi.

Per la prima volta, dopo tanti anni, a Milano si spezza il trend positivo che aveva visto diminuire le morti bianche. Nel 2010 infatti sono saliti a tredici gli omicidi colposi registrati, contro i nove del 2009. Le pagine di ogni fascicolo raccontano la storia di una vittima di infortunio. E se il dato non è nemmeno paragonabile a quelli di pochi anni fa (23 decessi avvenuti nel 2007, 28 nel 2008), resta comunque preoccupante. Come le cause che hanno inciso su questo incremento. Proprio quest’anno infatti c’è stata una drastica riduzione del personale ispettivo, calato del 26, 2%. Meno persone “in forza” ha significato anche meno accertamenti e prescrizioni, scesi rispettivamente del 9,1% e del 11,3%. Controlli e sanzioni che in passato sono risultati fondamentali per contrastare il fenomeno. Se infatti non si possono dimenticare gli incidenti che avvengono in itinere (si pensi a quelli che possono coinvolgere i camionisti e che peraltro il sistema informatico non permette di distinguere statisticamente dagli incidenti stradali), è altrettanto giusto ricordare che la maggior parte degli infortuni avviene sul luogo di lavoro. La causa può essere l’imprudenza, ma spesso è la violazione delle norme di sicurezza.

“Fondamentale è la copertura dell’organico, invece siamo sotto organico sia in termini di magistrati che di polizia giudiziaria”, continua il procuratore aggiunto. Maggiore organico significa maggiore controllo all’interno di un mondo dove lavorano anche molti stranieri. “C’è una profonda lacuna in merito”, conclude Cerrato che suggerisce poi alcune soluzioni: ” “Bisogna combattere la clandestinità che molto spesso determina lavoratori in nero”. C’è poi bisogno di formazione. E perché no, appunto la conoscenza di un po’ di italiano. Tutto può essere utile.

di Cristina Manara

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