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L’orientamento di sé come cura dell’anima

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“Non si può aiutare né orientare nessuno senza orientare prima se stessi. Pare anzi che l’unico modo autentico di curare e aiutare gli altri sia curare se stessi, ripulire le proprie convinzioni, liberarsi. La mente è condivisa, ne deriva che la chiarezza e la salute mentale di qualcuno può illuminare il mondo.”

Questo concetto, così importante, è di Beppe Sebaste. Il libro da cui è tratto è “Il libro dei maestri”, uscito per Feltrinelli tanti anni fa e oggi ripubblicato in una nuova edizione per i tipi di Luca Sossella Editore. Lo leggerò. La mia recente amica Simona Vinci mi dice che è molto bello. Una citazione come questa, del resto, mi basta per esserne curioso.

Quando guardo la gente che corre, quando assisto alle manifestazioni di rabbia, quando scopro che anche la persona più insospettabile è preda dell’ansia e si affanna inutilmente, quando parlo con qualcuno i cui occhi cercano disperatamente qualcosa, quando vedo la corsa agli acquisti natalizi, quando scopro che ognuno fa così poco per il suo ambiente, per il suo cuore, per la sua mente… penso che al mondo solo pochi tentano di orientare se stessi. Al contrario, aver rinunciato a ogni forma di orientamento, di pulizia “delle proprie individuali convinzioni”, ha lasciato campo aperto ad altri orientamenti, altre bussole, il cui ago scuro, tuttavia, non indica affatto il Nord.

Che apporto può dare, al mondo di tutti, chi non si pone neppure il problema di stare in piedi con le sue gambe, di fare passi sul proprio sentiero, orientandosi quanto meglio può? Che membro di un movimento nuovo sarà colui che è sempre bisognoso, che ha solo necessità di ricevere, che spera che qualcuno gli porti ciò che lui non è stato in grado di trovare per sé? Dov’è il suo coraggio, la sua curiosità, dove sono la sua capacità di muoversi come un individuo, la sua responsabilità?

Vedo sempre più gente che cerca casa, che vuole far parte di un movimento in cui trovare ciò che dovrebbe darsi da sola. Movimenti terribilmente deboli, perché tante persone bisognose si rivolgono a loro per prendere. Sarebbero movimenti forti, in grado di incidere, solo se persone salde entrassero in essi per portare. Scegliere la stessa direzione di molti, aiuta: toglie il problema di cercare una direzione valida per sé. Ma non porta sul proprio sentiero. Non porta a casa.

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