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I rom lo fanno vomitare

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I rom lo fanno “proprio vomitare” e gli fanno venir voglia di “prenderli a calci”. Così il consigliere comunale di Padova, Vittorio Aliprandi, che, sulla sua pagina di Facebook, prosegue: “Non ho mai conosciuto dei rom che volessero integrarsi, se lo fanno è per fregare i bambini, bisogna toglierli alle famiglie appena nati se li vuoi cambiare…

L’autore, a scusante, definisce le sue dichiarazioni: “delle goliardate”. Se lo dice, perché non credergli? Ma è anche vero che una persona che ha in odio il razzismo mai farebbe goliardate su certi argomenti. Tuttavia è possibile che io sbagli a malignare e per fugare ogni dubbio mi piacerebbe sapere cosa pensa Aliprandi  della lettera che, nel 1938, il Governatore della Stiria, Tobias Portschy, indirizzò al ministro nazista Lammers:

Per ragioni di salute pubblica e, in particolare, per la dose di accentuata ereditarietà a cui gli zingari sono notoriamente soggetti, (perchè essi costituiscono un gruppo di criminali inveterati che in seno al nostro popolo non sono altro che parassiti), conviene impedir loro di riprodursi, e sottometterli all’obbligo dei lavori forzati.

Gli argomenti a favore di una sterilizzazione zingara possono essere tacitamente sviluppati al punto di arrivare, con la sola legge per la profilassi contro la progenitura portatrice di malattie ereditarie, a prendere misure efficaci contro l’accrescersi della polluzione zigana. Dobbiamo servirci arditamente e senza reticenze di questa legge. Almeno, non daremo modo alla stampa straniera di lanciare alte grida, per la buona ragione che potremo sempre sostenere che questa legge per la profilassi contro la primogenitura portatrice di malattie ereditarie, è altrettanto valida per i cittadini del Reich tedesco. Così, i principi dei paesi democratici, secondo cui tutti devono essere uguali davanti alla legge, saranno pienamente rispettati.

In conformità del principio che in uno Stato dagli elevati costumi, e in particolare nel Terzo Reich, può soltanto vivere colui che lavora e che produce “.

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