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Se il governo va giù il nucleare rallenta

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Se cade Berlusconi l’atomo italiano potrebbe fermarsi. L’instabilità del governo mette a rischio i progetti per l’energia nucleare in Italia e spaventa gli investitori stranieri, colossi come la francese Gaz de France-Eon. Secondo Milano-Finanza, che riporta alcune indiscrezioni “il rischio regolatorio è troppo alto”. Gli ultini rimasti a sperare sono i dirigenti dell’Enel, soprattutto il presidente Piero Gnudi.

“Non credo si torni indietro”, ha detto “perché si tratta di una scelta fatta da tutti i paesi e per noi rappresenta una strategia aziendale, ma fatta dal Paese e per il Paese”. Tuttavia, un esecutivo stabile e con pieni poteri potrebbere velocizzare l’esecuzione del piano, “ma bisogna tenere presente che parliamo di tempi lunghi. Ci può essere qualche slittamento, un anno in più o in meno non cambia molto”, ha dichiarato Gnudi. Ma c’è un rischio per le imprese: attribuire alla rinascita nucleare italiana un’etichetta politica così netta potrebbe essere un boomerang. Così, se si andasse presto al voto, l’eventuale vincitore potrebbe abbandonare i progetti per distinguersi dal governo precedente e quindi, se Berlusconi dovesse cadere, l’Agenzia per la sicurezza nucleare potrebbe fermarsi. “L’iter di approvazione dei vertici, indicati dal consiglio dei ministri del 5 novembre scorso con l’oncologo Umberto Veronesi alla presidenza, – scrive il quotidiano finanziario – rischia infatti di subire uno stop perché prevede un passaggio alle commissioni parlamentari per la ratifica delle nomine”, senza la certezza dei fondi a disposizione per pagare tutti gli impiegati ultra-specializzati.

Al momento si sa che le risorse arriverano dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) e dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), anche se per far arrivare fondi all’Agenzia bisogna aspettare un decreto del ministero dell’Economia. Per ora sono previsti 500 mila euro per il primo anno e 1,5 milioni per il successivo, sebbene Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico, ha annunciato che potrebbe esserci un milione in più a disposizione.

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