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La miccia dell’Irlanda

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Un Paese europeo con un debito troppo alto e un’economia dalle prospettive grigie, sta sprofondando in una doppia crisi: un piccolo partito della maggioranza ha annunciato di togliere l’appoggio al governo, mentre i mercati spingono al rialzo il rendimento del debito, prima avvisaglia della bancarotta. La crisi politica mette a rischio l’approvazione di una Finanziaria lacrime e sangue rimandata per troppo tempo, con il risultato che l’aiuto dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale potrebbe non essere sufficiente o arrivare troppo tardi. Per ora, questa è la storia dell’Irlanda, ma le analogie sono evidenti. Certo, l’Italia non ha due banche come la Bank of Ireland e la Allied Irish Bank che ieri sono crollate del 20 per cento appena la Borsa di Dublino ha aperto. Eppure ci sarebbe il piano europeo da 90 miliardi di cui, secondo le indiscrezioni di ieri, 35 direttamente a favore delle banche, il resto al governo che deve gestire un deficit ormai superiore al 30 per cento del Pil.

Il problema è che questi soldi non esistono, devono essere raccolti sul mercato (lo stesso mercato che sta facendo strage dei titoli irlandesi, portoghesi e spagnoli) dal fondo europeo salva-Stati. A garantire le obbligazioni i Paesi meno indebitati (e, in teoria, pure quelli in crisi). Un meccanismo così fragile che tra gli operatori finanziari ci credono in pochi. E, nel dubbio, vendono tutti i titoli di Stato europei che hanno in portafoglio nel timore dell’effetto domino, prima l’Irlanda, poi il Portogallo, la Spagna, forse l’Italia.

Il panico, quindi, cresce. I vertici europei non sono bastati a calmare i mercati. Anche perché la Germania, che in questo momento ha la golden share sull’Europa, e diritto di vita o di morte sugli altri Stati (è l’unica che ha davvero i soldi per salvare qualcuno) continua a picconare la fragile fiducia nella sopravvivenza dell’Eurozona. La situazione dell’euro è “eccezionalmente” seria, ha detto ieri Angela Merkel, convinta che “l’europeo migliore non è sempre quello che aiuta per primo”. E il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, rincara: “È in gioco la nostra moneta unica, dobbiamo assumercene la responsabilità”. In quale comportamento concreto si traduca questa assunzione di responsabilità si capirà molto presto. Perché il tempo che resta per decidere se salvare o affondare l’Irlanda è davvero poco.

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