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Università, i ricercatori salgono sui tetti. La protesta riparte da Torino, Roma e Salerno

Studenti, professori, personale tecnico e amministrativo in cima agli edifici delle università dicono no al ddl Gelmini: “Passeremo qui la notte”
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Ricercatori sul tetto del Rettorato di Salerno

E ora a salire sui tetti sono i ricercatori. Per dire no al disegno di legge Gelmini, la protesta riparte da Torino, Roma e Salerno. “Passeremo qui la notte”, dice Alessandro Ferretti, rappresentante di Rete29Aprile, che dalle 15 di questo pomeriggio è in cima a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche nel capoluogo piemontese. “Siamo una trentina. Con noi ci sono anche studenti, professori, personale tecnico e amministrativo”.

La mobilitazione contro la riforma universitaria è ripartita non appena la discussione del ddl è ricominciata alla Camera. La scorsa settimana la maggioranza ha abrogato proprio quegli emendamenti che un mese fa aveva approvato in commissione Cultura per andare incontro alle richieste dei ricercatori. Così il testo è arrivato ieri in aula depurato di tutte quelle norme che avrebbero comportato una spesa e anche l’assunzione di 9mila professori associati in sei anni è saltata: i ricercatori hanno trovato peggiorato un progetto di riforma che non hanno mai accettato. E sono saliti sui tetti.

“Scenderemo solo quando il Parlamento avrà deciso se uccidere definitivamente l’università pubblica o concedere ancora una chance”, promette Massimiliano Tabusi, ricercatore dell’università per stranieri di Siena, che a Roma è salito sulla copertura della facoltà di Architettura in piazza Borghese, a qualche centinaia di metri da Montecitorio. Insieme a lui ci sono studenti, ricercatori della capitale e altri venuti da Catania, Venezia, Bari. Una trentina in tutto. “Decisivo sarà il comportamento di Futuro e libertà, che in un primo momento si era detto contrario alla riforma se non fosse stata finanziata, ma ora sembra aver cambiato idea – continua Tabusi –. Se il ddl passerà, manterremo la nostra indisponibilità a tenere lezioni, così a febbraio, con l’inizio del secondo semestre, le università si bloccheranno”.

A Roma oggi gli studenti hanno occupato cinque facoltà della Sapienza e domani ci sarà un sit-in davanti alla Camera. Cinque facoltà sono state occupate anche a Pisa. Diverse centinaia di ragazzi sono arrivate in corteo alla stazione di Porta Nuova di Torino, dove hanno bloccato i binari per mezzora. Più di 50 persone, tra ricercatori e studenti, sono salite in mattinata sul tetto del rettorato dell’università degli Studi di Salerno: sono rimaste sotto pioggia e grandine fino alle 17. A Milano la protesta è durata un paio d’ore davanti al rettorato dell’università Statale, mentre il Senato accademico del Politecnico ha approvato un testo che verrà pubblicato domani sul Corriere della Sera: “La pagina è stata pagata con i 27mila euro a cui hanno contribuito su base volontaria 660 dipendenti, tra docenti, ricercatori, tecnici e amministrativi”, spiega Alessandro Dama, del Coordinamento ricercatori Politecnico di Milano. Tra le richieste, quella rivolta a tutte le forze politiche di “un attento ripensamento del disegno di legge”.

Molto critico verso il ddl Gelmini è anche il Coordinamento nazionale ricercatori universitari, i cui membri però non sono saliti sui tetti: “Degli oltre 400 emendamenti appena presentati non ce n’è uno che difenda noi ricercatori – accusa Oscar Ascenzi, membro del direttivo nazionale –. Se questo ddl passerà, sul banco degli imputati ci sarà pure la conferenza dei rettori”.

Le foto dei ricercatori sul tetto del rettorato a Salerno (foto di Giuseppe Caputo)

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