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Cinque anni per un fine settimana

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Ieri ho avuto una bella sorpresa. Se volete sapere quale è, basta leggere cosa ha scritto un famoso cantante-professore del mio film ‘La scuola è finita’.

Peccato che in molte città italiane il mio film non ci sia più. I Multiplex, concessi da Walter Veltroni agli americani con la promessa che avrebbero moltiplicato gli schermi e la diversità dei film, hanno ucciso molte sale dei nostri centri storici, dove si vedevano i film di qualità. Oggi, senza più regole, i multiplex proiettano lo stesso film – quasi sempre un film americano – anche in 3-4 sale contemporaneamente, togliendo spazio ad altri film: esattamente il contrario della promessa fatta a Veltroni dagli americani.

Un regista in media impiega dai 3 ai 5 anni per scrivere, trovare i finanziamenti e realizzare un film. Poi basta un weekend per bruciare tutto il lavoro. Per un Roberto Vecchioni che crede che anche il cinema possa essere cultura, le pagine dei quotidiani e le nostre tv sono ormai desolatamente avare di considerazione sui nostri film. Questa divisione tra cultura alta (quella legata alla parola scritta) e cultura bassa (quella audiovisiva) ha fatto la fortuna del nostro presidente del consiglio, che su questa arretratezza del nostro dibattito culturale ha costruito la sua fortuna.

Presto i quotidiani online diventeranno sempre più audiovisivi, e forse tra non molto questa divisione sfumerà. Nel frattempo però è quasi svanita l’idea stessa che al cinema si possa trovare uno sguardo critico, una sperimentazione o un’ibridazione di linguaggio, una documentazione seria su cose che né tv né giornali hanno raccontato.

Nel frattempo però si afferma la visione dei film da multiplex e centri commerciali. I film pop corn, i film hamburger che si possono mangiare anche al buio. Senza bisogno di vedere. Solo guardare.

La domanda più comune che ho ricevuto dopo le proiezioni de ‘La scuola è finita’ è quella da parte di genitori terrorizzati: “Ma davvero le scuole sono così?” Avevo voglia di rispondere: “Davvero pensate che basti rimanere seduti in salotto per sapere come stanno le cose?”

Il bisogno primario della tv dominata dall’Auditel è la semplificazione. La fuga – da ciò che è ansiogeno, controverso, ambivalente – è premiata dagli ascolti. Ci sono cose che è meglio non vedere? O pensate davvero che la scuola sia quella che vi hanno raccontato nelle fiction TV?

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