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Ad Acerra cronisti presi in giro e recintati

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Termovalorizzatore di Acerra, 28 ottobre, ore 11. Convocati per una conferenza stampa dal premier Silvio Berlusconi che vuole fare il punto sull’emergenza rifiuti in Campania, io e i colleghi scopriamo che la saletta riservata all’incontro è un bugigattolo indecoroso di poco più di 10 mq, a meno di venti metri dai cessi dell’impianto. Ci sono appena una trentina di seggiole, di cui otto riservate alle ‘autorità’. Berlusconi sta ispezionando l’interno degli inceneritori: tour off limits per i cronisti, ammessa solo qualche telecamera.

Un solerte funzionario della security del premier, che ostenta una parlantina in romano, ci spiega che la conferenza stampa inizierà dopo mezzogiorno. Siamo stipati come sardine. Ci sono almeno un centinaio di persone e peraltro non era difficile prevedere un boom di accrediti, dato il tema della conferenza e l’attesa intorno alle parole di Berlusconi, mentre la spazzatura è tornata a inondare Napoli e la stampa accende di nuovo un riflettore sulle festicciole del presidente del Consiglio.

Serpeggiano le battute. Una delle più gettonate: se intendono risolvere l’emergenza come organizzano le conferenze stampa, siamo rovinati. Fa caldo. Non c’è aria. Si soffre. Quando finalmente pare tutto pronto per l’arrivo del premier, il solerte funzionario della security di cui sopra fa la faccia severa e punta il dito contro la quindicina di cronisti che a causa del sovraffollamento stanno attendendo in piedi e intendono seguire la conferenza in piedi, alla destra del tavolo della conferenza. “Voi dovete uscire, per ragioni di sicurezza. Qui non si può stare”. Temono che lanciamo una statuetta in testa a Berlusconi? Il sottoscritto è tra gli sventurati. Né lo aiuta la circostanza di qualificarsi come giornalista del ‘Fatto Quotidiano’. Anzi. Il funzionario insiste, ci prende di mira. Poi ci rabbonisce: “Tanto non sarà una conferenza stampa, faranno solo delle dichiarazioni e non sono previste domande, ci sono all’esterno degli altoparlanti e seguirete tutto”. A quel punto protestano tutti: che ci avete convocati a fare? Sta di fatto che, da cittadini che ancora credono nella sincerità delle istituzioni, io e i miei colleghi rimasti in piedi ci allontaniamo e ci posizioniamo all’esterno, sul lato opposto di quella specie di prefabbricato spacciato per sala stampa, dove probabilmente prima custodivano le scope e gli stracci. A quel punto gli operatori della Protezione Civile ci ‘recintano’ con le transenne posizionate a mò di ostacolo tra la nostra posizione e la porta dell’ingresso dell’inceneritore, da dove a summit concluso dovranno uscire Berlusconi, Bertolaso e Caldoro, per percorrere i venti metri che li separano dal luogo della conferenza stampa. Io e diversi colleghi del Sole 24 Ore, del Roma, di Metropolis, di alcune testate locali, rimaniamo all’aperto, senza possibilità di muoverci, imprigionati dalle transenne. Manca solo che qualcuno ci lanci le noccioline.

Arriva Lui. Flash. Telecamere in azione. Conferenza. (Eco)balle e gaffes a profusione. Poi si apre alle domande. E si scatena la rabbia di chi è rimasto fuori e non può porle. Il sottoscritto avrebbe voluto chiedere al premier dove intende realizzare quel quarto termovalorizzatore cancellato da tutti i piani ed estratto dal cilindro della riunione di ieri. Chiedo scusa ai lettori se non sono riuscito a fare il mio dovere fino in fondo. Ma non è stata colpa mia.

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