Sono 75 i parlamentari del Pd che hanno firmato i documento promosso da Walter Veltroni, Beppe Fioroni e Paolo Gentiloni. Lo hanno annunciato Marco Minniti e Giorgio Tonini, presentando la versione definitiva del documento ai giornalisti a Montecitorio. I parlamentari del Pd sono complessivamente 319 (206 deputati e 113 senatori), di cui 146 avevano sostenuto Franceschini al congresso.

Anna Finocchiaro, Presidente del gruppo Pd al Senato, commenta la posizione espressa da Walter Veltroni: “La ricerca di un leader per il Pd in vista delle prossime elezioni non e’ un motivo di differenziazione. Anch’io penso  che qualora si riesca, sulla base di un programma molto preciso, a costituire un blocco di soggetti che fossero in grado di sostenere il rilancio di un progetto per il Paese – sottolinea Finocchiaro – non c’e’ nessun pregiudizio. Non mi scandalizzo affatto se il candidato che viene indicato e’ un soggetto che non e’ il segretario di partito”.  “La questione e’ che non vi sono punti di differenza essenziali tra la posizione della maggioranza e quella del firmatario del documento”, conclude Anna Finocchiaro. In segno distensivo verso il segretario Bersani è stata anche tolta la frase sul partito “che appare privo di bussola”.

“Quella nata attorno al documento”, chiarisce Marco Minniti, “non è nè una corrente nè un area politica. Usiamo questo termine, perchè sosteniamo l’urgenza di un movimento di idee e proposte dentro il Pd. Il documento è il frutto di varie elaborazioni e nella versione definitiva è stata tolta l’espressione sull’assenza di una bussola nel partito”. L’altro punto che aveva suscitato reazioni negative era l’annunciata intenzione di far nascere un “Movimento” che raccogliesse “le energie interne ed esterne” al Pd. Il termine rimane, ma è scritto in minuscolo. “Visto che qualcuno pensava a una realtà strutturata, alternativa al Pd – ha spiegato Tonini – abbiamo spazzato via ogni equivoco. Diciamo che il Pd deve tornare a fare movimento, una corrente calda, senza la quale è persa la partita”.

Tra i firmatari, i cui nomi sono stati resi noti da Minniti e Tonini, ci sono gli uomini vicini a Veltroni (tra essi Mauro Agostini, Stefano Ceccanti, Luigi De Sena, Andrea Martella, Giovanna Melandri, Marco Minniti, Enrico Morando, Achille Passoni, Vinicio Peluffo, Salvatore Vassallo, Walter Verini, Walter Vitali, oltre a Minniti e Tonini). Tra i parlamentari vicini a Paolo Gentiloni, compaiono in calce al documento i nomi, tra gli altri, di Roberto Della Seta, Francesco Ferrante, Roberto Giachetti, Raffaele Ranucci, Andrea Sarubbi, Maria Leddi. Nutrito il gruppo degli ex popolari vicini a Giuseppe Fioroni: tra essi Gero Grassi, Benedetto Adragna, Mauro Ceruti, Lucio D’Ubaldo, Donatella Ferranti, Enrico Gasbarra, Tommaso Ginoble, Maria Paola Merloni, Luciana Pedoto, Simonetta Rubinato. Fioroni ha strappato a Franceschini alcuni popolari a lui vicini, come Daniele Bosone, Enrico Farinone, Paolo Giaretta, e Jean Leonard Touadì, che Franceschini aveva annunciato di volere come suo vice-segretario in caso di vittoria congressuale. Tra le presenza di personalità non schierate in precedenza con queste tre aree, ci sono Olga D’Antona, la teodem Emanuela Baio e l’ex D’Alemiano Nicola Rossi. Anche Pietro Ichino (al congresso con Ignazio Marino) e Magda Negri hanno aderito con una motivazione (“condividiamo l’analisi, le linee programmatiche e gli obiettivi del documento, pur sottolineando che è ancora del tutto aperta la questione della leadership capace di darvi attuazione).  Ha aderito anche Andre Rigoni, deputato di area popolare.