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L’immagine del manager non è reale

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L’ad di Fiat Marchionne dice che gli incentivi per l’auto del recente passato sono stati una droga. Tra incentivi e contributi statali, in tanti anni, il paziente ha certamente rischiato di morire di overdose.

Alla domanda se il suo stipendio non sia eccessivo (pare che sia, dalla stampa, 400 volte quanto guadagna un operaio) ha spiegato che lui però fa anche una vitaccia, che non si sa quanti operai vorrebbero fare. Su questo, a parte i commenti che si potrebbero fare, non posso che dargli ragione.

Le due dichiarazioni, apparentemente scollegate, hanno però molto in comune. Direi che sono solidamente saldate l’una all’altra. Da un lato i manager superstipendiati, che dovrebbero portare super risultati; dall’altro le super scuse, per cui non è mai colpa di nessuno se il business va male. Nel libro di Florence Noiville “Ho studiato economia e me ne pento” (Bollati Boringhieri) si stigmatizzano i manager preparatissimi… ma solo per quando va tutto bene. Sandro Catani (che di management se ne intende), sul suo ultimo “Manager Superstar” (Garzanti) si chiede: “questi divi meritano davvero tutto quello che stanno guadagnando?” Dunque qualcosa scricchiola…

Viviamo in una managerocrazia. Intendo dire che il manager ha un’immagine ottima, quasi candida, specchiata. Se viene visto scendere da un’auto con la sua divisa d’ordinanza, chi lo guarda pensa: “questo è un manager”, come dire “questo è bravo, ha studiato, fa parte di quelli lassù”. Il manager non ha nessuno sopra, neppure il politico (com’era un tempo).

Ebbene questa immagine è largamente spropositata. Conosco una gran quantità di gente che non merita lo stipendio che riceve, che non produce valore per le imprese, dunque per l’economia del Paese, e che si occupa solo dei suoi interessi, in modo riprovevole o addirittura illegale. Le aziende che gestiscono sono un colabrodo di sprechi, le risorse umane sono sistematicamente sottoutilizzate, ci lavorano dipendenti che in molti casi rubano bellamente lo stipendio e che loro dovrebbero cacciare. Perché gli azionisti li pagano così tanto? Ma non vedono, non osservano?

Ricordo, tra i tanti, quel manager che comprò le azioni dell’azienda che guidava per dire: “ci metto i soldi miei, dunque ci credo, vedete?!” e poi ha venduto il giorno prima che crollassero. La prima mossa ebbe larga eco, la seconda la sappiamo in due o tre.

Propongo di mettere in crisi questa immagine, di chiedere verifica, misurazione, analisi critica del comportamento dei manager. Propongo che guadagnino molto meno, perché non è giusto che ci sia tutta questa disparità sociale, e in più spesso sono soldi immeritati. Propongo che la si smetta con buona parte della farsa aziendale, dove ci sono segretarie che guadagnano 1.000 euro al mese e portano avanti le aziende e manager strapagati che giocano su internet. Propongo che ci si ribelli a questo andazzo irresponsabile, che si metta tutto sotto la lente della realtà. Non capisco perché un cameriere negli Usa deve guadagnare solo dalle mance e un manager non debba guadagnare solo in percentuale al reale valore prodotto per l’impresa. Per di più il cameriere è responsabile solo di un anello del processo, il manager di tutta la catena.

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