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La Gelmini e la scuola dei più deboli

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Nella mente della Gelmini una scuola sempre più virtuale. Secondo le sue promesse (ma qui quanta fantasia!) l’avvio dell’anno scolastico doveva essere del tutto regolare sin dal primo suono della campanella. In realtà gli uffici scolastici sono ancora impegnati a sistemare gli organici e, soprattutto nelle grandi città, ci sono ancora migliaia di incarichi da assegnare. Conclusione: gli studenti tornano a scuola a singhiozzo, con orari provvisori e ridotti, discipline che non si sa quando potranno essere attivate. Ma il costo di queste disfunzioni lo stanno pagando soprattutto i disabili, ossia i più deboli. Innanzitutto è saltata una regola di elementare buon senso che prevedeva classi a numero ridotto quando si registrava la presenza di un disabile. E invece succede non solo che questo raramente avviene, ma addirittura che in una stessa classe ce ne sono contemporaneamente anche 4 o 5.

E poi a quanti di questi alunni manca ancora un insegnante di sostegno? Paradossale, ad esempio la situazione di Milano: sono state esaurite le graduatorie degli insegnanti di sostegno specializzati e ci sono un migliaio di posti che ora dovranno coprire i dirigenti scolastici. Attingendo alle graduatorie di istituto che ovviamente non hanno insegnanti di sostegno specializzati. Per l’alunno disabile di conseguenza si preannuncia un sostegno da parte di docenti che nella migliore delle ipotesi potranno mettere in campo la loro buona volontà: per capire quale dovrà essere il loro compito per rispondere all’esigenza di integrazione di soggetti che hanno più difficoltà degli altri a imparare. Questa la qualità della scuola che ci sta offrendo il ministro?

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