Preghiera d’amore di un omino a un colonnello

Nessuno si sa spiegare quella improvvisa energia
Che sembra da qualche mese pervadere il Presidente.
C’è il lui qualcosa di nuovo, quella specie di fervore
Che sono soliti avere soltanto gli innamorati.

Forse ho risolto il mistero,con una indagine mia
Che finalmente fa luce su certi comportamenti.
Ogni giorno, quasi sempre alla medesima ora
il Presidente raggiunge un salottino appartato.

Sul pavimento, sabbia. Una musica da Sufi
Da altoparlanti nascosti dentro una palma di plastica.
Ad una luna di gomma, verosimile ma elastica,
è appeso un grande ritratto del colonnello Gheddafi.

Si avvolge in un manto bianco, si mette in testa un kepì,
s’inginocchia sulla sabbia e poi sussurra così:

Tardivo amore libico, che sorti a braccia aperte
Dalla tua tenda magica in mezzo al mio deserto;

Vasto come la Sirte, brutto come un cammello
Bizzarro nel vestirti ma a me mi sembri bello;

mi abbracci con vigore ed io mi sento strano
travolto nell’afrore del vasto caffetano;

poi ti siedi e gorgogli rapide frasi secche
e mi viene la voglia di baciarti le orecchie;

e mi sorridi e sento che mi si accende il cuore!
Mi rassomigli in meglio, tu, fratello maggiore,

tu, il ragazzetto grande che m’insegna a pescare
e cava le mutande e mi lascia guardare;

tu, fai meglio di me quello che vorrei fare:
ammazzi, sputi, spari e trombi chi ti pare.

Io ne ho trovati tanti, ma adesso l’ho capito
era te che cercavo nel deserto infinito;

cercai tra gli altri uomini un infinito amore;
sedussi servizievole anche un imperatore,

ma mi accorgevo che quando gli davo il cuore
lui apprezzava in me il suo lato peggiore;

allora ho amato un russo, là nelle steppe gialle;
caviale, vodka, lusso e mandrie di cavalle;

era gelido e calvo e quando mi baciava
rideva, e mi teneva perché mi disprezzava;

io cercai d’imitarli superando me stesso
facendo certi numeri che mi vergogno adesso;

e adesso che son vecchio frustrato e incarognito
davanti alla tua tenda mi ritorna la vita;

tardivo amore libico, mangrovia della costa,
palma mediterranea, tu sei la mia risposta;

a te piace ruttare, dire stronzate al vento;
non me lo so spiegare, con te sono contento;

tardivo amore libico orsù dammi la mano
vieni nel mio giardino vicino al mio vulcano

apri la sahariana e ciucciami un orecchio
così, alla siciliana, dietro un muretto a secco;

porta la scimitarra della tua gioventù
tardivo amore libico non mi lasciare più.