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Afragola, giornalisti senza vergogna

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Nessun moralismo lungi da me. Né tantomeno la volontà di impartire lezioni non ne sarei all’altezza. Ma tacere equivarrebbe ad acconsentire. E non si può acconsentire al calpestamento delle regole più elementari del rispetto per una bambina imposto i dalla Carta di Treviso sottoscritta dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti e ignorata ieri da tutti i direttori dei Tg del servizio pubblico.

Indignazione. Rabbia. E vergogna. Ecco cosa si prova nell’ascoltare un giornalista chiedere ad una bimba di 10 anni appena estratta dalle macerie della casa dove ha trovato la morte sua nonna che dormiva nel letto con lei: “Tutto a posto?..Senti ma oggi è un bel giorno, no per te diciamo la verità” La bimba risponde “No” Una risposta che dovrebbe bastare a far spegnere quel microfono e togliere il disturbo. Invece il giornalista continua la sua corsa verso l’esclusiva: “No perchè come mai non era più brutto il giorno di ieri? No di oggi” Non basta ancora c’è  posto per un nuovo “perché?” prima che un’altra giornalista spieghi semmai non fosse chiara la ragione del dolore della bimba: “Non riesce a sorridere la piccola….salvatasi miracolosamente anche perché chiede con insistenza della nonna Anna che era con lei quella notte ed ora non c’è più”.Una ragione che non sfiora neppure lontanamente il giornalista che continua: “…Sai come è andata a finire questa brutta storia  per te personalmente?” E la piccola ripete: “No”. Ad Irma vittima di una tragedia che per sempre segnerà la sua esistenza nessuno ha detto che la nonna è morta ma lei lo sa perché i bambini sono molto più saggi degli adulti che li raccontano come dimostra questa storia.

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