MARCO TRAVAGLIO Solo l’inciucio lo salverà

Nel 1994 il traditore era Bossi. Nel 2001-2006 erano Casini e Follini. Ora è Fini, che nei prossimi mesi verrà randellato a reti ed edicole unificate. Si scoprirà che Granata rapina le banche, Bocchino spalanca l’impermeabile ai giardinetti, Briguglio deruba le vecchiette. Stessa sorte toccherà a chiunque si avvicini ai finiani. Ma qualcosa rischia anche B. visti i tassi di assenteismo parlamentare del Pdl, solo gli inciucisti Pd & Udc potranno salvare le sue leggi vergogna prossime venture. Il redde rationem arriverà a dicembre, quando la Consulta (P3 permettendo) dovrebbe bocciare il legittimo impedimento. B., tornato imputato, dovrà strappare subito il processo breve o il lodo Alfano-bis. A quel punto, delle due l’una: o B. riuscirà a rimpiazzare i finiani con un pezzo di Udc (Cuffaro & his friends), o dovrà giocarsi il tutto per tutto alle urne. E, votando con la porcata Calderoli e col Pd in coma, potrebbe pure rivincere. Autoincoronandosi finalmente imperatore d’Italia.

GIANFRANCO PASQUINO Primavera di fuoco

1°scenario La maggioranza di governo, dimagrita e rabberciata, va avanti. Berlusconi si butta in una campagna acquisti di parlamentari, attività che nel Paese del trasformismo ha una storia lunga e di successo. La maggioranza rimpolpata diventa più disomogenea e meno capace di governare. Per liberarsi di Fini. Berlusconi prepara il terreno adatto ad elezioni nella primavera del 2011. Adesso, il suo blocco sociale, soprattutto gli imprenditori, non vogliono elezioni. Il governo avrà comunque vita grama. 2° scenario Nonostante gli acquisti, la maggioranza non tiene. Gli assenteisti non si presentano. Bossi presenta il conto del federalismo. Il governo va troppo spesso “sotto”. Il Presidente della Repubblica è costretto ad adempiere al dettato costituzionale. Non esistendo più una maggioranza operativa, si apre la strada ad un governo, tecnico, istituzionale, transitorio con il mandato di portare il paese alle urne. Berlusconi non si opporrà, limitandosi a suggerire il nome meno sgradito per Palazzo Chigi.

MAURIZIO VIROLI Le due facce del sistema di corte

Lo scontro fra Berlusconi e Fini può essere interpretato o come un ennesimo esempio di politica cortigiana o come un esempio di grande politica ispirata da un sentimento di riscossa morale. La bilancia sembra pendere verso la prima ipotesi. Dopo aver servito il signore per anni ed averne ricavato per sè e per i suoi grandi vantaggi in termini di fama, prestigio e ricchezza, il servitore non si accontenta più e vuole prendere il posto del signore di cui avverte l’indebolimento. Del tutto logica la risposta dura del signore che vuol dare una lezione esemplare a chi osa mettere in dubbio la sua centralità ed il suo ruolo di comando indiscusso ed indiscutibile. La logica del sistema di corte non tollera né un potere contestato, né due o più signori sullo stesso piano. Se, invece, la scelta di Fini di opporsi al signore è dettata da un sincero sentimento di ribellione morale ispirata da principi repubblicani alla corruzione provocata dal sistema di corte, allora siamo di fronte al primo passo di una vera e propria svolta politica ed ideale.

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