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La cacciata di Mineo e la Rai chiusa per ferie

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Dal 10 giugno la Rai ha chiuso per ferie. Andati in vacanza i vari Vespa, Floris e Santoro, dalla prima serata sono scomparsi gli spazi di approfondimento, nonostante 13 mila dipendenti e 1619 milioni di euro di canone.
Eppure, il Paese avrebbe avuto bisogno di conoscere, di dibattere: dell’attività del parlamento, con la manovra finanziaria e il ddl sulle intercettazioni; di un’intera città, L’Aquila, che si rivolta per tornare a vivere; delle condizioni disumane e disperanti in cui vive la comunità penitenziaria; delle inchieste giudiziarie che fotografano una classe dirigente intrappolata nel malaffare.
Organizzare il silenzio, come ha fatto anche quest’anno il Consiglio di Amministrazione della RAI, conferma quanto il “servizio pubblico” sia in realtà strumento per la negazione dei diritti civili e politici degli italiani.
Alle 7.30 di questa mattina abbiamo manifestato davanti alla Commissione di vigilanza dove era in corso l’audizione dei vertici della Rai, accogliendo il Presidente Garimberti e  i Consiglieri di amministrazione con adeguati strumenti di lavoro: ombrellone, secchielli, palette e ciambelle da spiaggia.

Il  Direttore Generale Masi “Chi l’ha visto?”.  Non si è presentato  perché impegnato a rimuovere Corradino Mineo.
La sua colpa? Tentare con RaiNews 24 di fare una informazione da vero servizio pubblico.
Per far vivere la democrazia e i diritti dei cittadini deve crescere la mobilitazione dentro e fuori le istituzioni, anche per rimuovere il tabù più duro a morire: la promozione o l’eliminazione televisiva delle minoranze politiche come metodo per impedire la conoscenza e la lotta sulle grandi questioni sociali che riguardano il vissuto dei cittadini.

Il video della manifestazione di questa mattina




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