Io la mattina, quando posso, vado a correre. Circa un’ora. E’ uno dei momenti più belli della giornata, perché rifletto su quello che accade e su quello che dovrò fare. E intanto sudo.
La maglietta piano piano comincia a bagnarsi.

E penso a quanto è strano questo paese, in cui Caterina D’Amico che ha deciso i film da farsi con i soldi di Raicinema negli ultimi tre anni,  oggi venga mandata a casa nonostante i risultati ottenuti siano stati decisamente buoni. Tipo ‘Gomorra’ e ‘La nostra vita’ premiati a Cannes.
La maglietta comincia a formare un alone visibile sul petto.

E penso che vorrei per una volta, quest’anno, essere stupito dalle scelte dei film italiani a Venezia e non ritrovarmi con i soliti quattro film in concorso spartiti, non necessariamente in parti uguali, tra Medusa e Raicinema. 

La maglietta allarga l’alone alla pancia, che ballonzola sempre un po’, nonostante la corsa, nonostante la partita di calcio settimanale, nonostante abbia perso cinque chili nell’ultimo mese.

E penso che è facile, essendo Riccardo Tozzi, dire che il cinema italiano non ha bisogno del finanziamento statale, specie se sei tra quelli che hanno contribuito a massacrare il mercato, rendendolo sempre più chiuso. E finisce pure che Bondi è da ringraziare, perché almeno quest’anno ha salvato qualche decina di milioni di euro per finanziare un po’ di film. Ma dall’anno prossimo basta, solo opere prime e seconde. E cortometraggi.

La maglietta adesso è veramente bagnata. Devo fare ancora circa un chilometro. Le gambe, il fiato, la testa reggono bene.
E penso che forse non è sano un paese in cui una banca decide per la prima volta di coprodurre un film, con Medusa, ma tiene nascosti alcuni suoi uomini, che, guarda un po’, sono ex Mediaset, che se qualcuno se lo fosse scordato è roba di Berlusconi. Come Medusa.
La maglietta adesso me la tolgo. E la strizzo. Il sudore scende a gocce e bagna la terra e i sassi su cui ho corso. Ora cammino.

E allora durante quest’ultimo chilometro più lento costruisco la giornata, che come al solito sarà inseguire un cinema  un po’ più autonomo, un po’ più disorganico. Che interessa sempre più a pochi.
La maglietta, appallottolata, a questo punto mi serve per detergere l’ultimo residuo di sudore del viso e del collo. In fin dei conti è fresca.
Ma puzza.

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