Nessuno lo dice, ma ieri mentre i 20 grandi della terra si scervellavano per come evitare di arrivare ad un qualsivoglia risultato concreto, nella distrazione generale, è intervenuto un alieno. “Nel primo trimestre del 2010 la nostra crescita è stata dell’11,9%”. Silenzio in aula. L’alieno si chiama Hu Jintao, e dicono sia presidente di uno strano e remoto pianeta chiamato Repubblica Popolare Cinese.

Tra inizio 2008 e fine 2009, i paesi dell’OCSE hanno ridotto il loro PIL di oltre mille miliardi di dollari. 990 sono dovuti ai mancati investimenti. In Cina invece ad esempio gli investimenti urbani nello stesso arco di tempo sono aumentati del 25%. A tirare la carretta è la parte di economia dominata dalle grandi aziende statali. In Cina le 500 maggiori aziende contribuiscono al PIL per l’83,3%. 350, il 70%, sono completamente o in maggioranza di proprietà pubblica. Banche comprese. E’ per questo che quando la Cina ha deciso di varare un pacchetto di stimoli per contrastare la crisi, non ha dovuto fare regali ai megabanchieri, ma ha potuto direttamente investire nell’economia reale. Per farlo c’è bisogno dell’egemonia del pubblico nell’economia. La Cina ce l’ha, l’occidente no.

Grazie a questi investimenti, anche le aziende private hanno continuato a lavorare a ritmi vertiginosi, a lavorare e a guadagnare. E quando guadagni paghi le tasse, ecco perché in Cina il deficit sta sotto il 3%. Negli USA e in Gran Bretagna è sopra il 10. Regalare quattrini ai banchieri costa, investire nell’economia reale crea ricchezza. Per tutti. E così mentre il calo dei consumi in occidente portava a una diminuzione del 16% delle esportazioni cinesi, a mantenere in piedi la baracca c’era l’aumento del 17% dei consumi interni.

Presenza dello stato nell’economia, capacità di programmazione a lungo raggio. Hu Jintao ha provato a spiegare che sono queste le armi per superare la crisi: “abbiamo bisogno di avere una prospettiva a più lungo raggio e spostare l’attenzione dal semplice coordinamento delle misure di stimolo, al coordinamento della crescita, dall’attenzione alla contingenza di breve termine alla promozione del governo di lungo termine, dalle risposte passive alla programmazione attiva”.

Certo che il pianeta di questo Hu Jintao deve essere proprio strano.

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