Nelle carte - Ritratto segreto del neo-presidente

Pizza, Incalza e gli altri indagati. Quelli che spingevano per Tajani

Nelle conversazioni si vantano di averlo aiutato. Chi alle Europee, chi alle Comunali di Roma

19 Gennaio 2017

Che Italia stiamo portando a guidare l’Europa? Da dove viene Antonio Tajani, neoeletto presidente dell’Europarlamento? Chi ha sostenuto in passato l’uomo che dovrebbe curare i mali alla base dei fenomeni Farage, Le Pen e Brexit?

Tajani è citato più volte nelle conversazioni intercettate dai pm in indagini recenti. A sostenere di averlo aiutato o di volerlo aiutare nelle competizioni elettorali sono soggetti poi coinvolti in guai giudiziari e talvolta persino arrestati. Non è una colpa avere preso voti da persone poi finite nelle carte giudiziarie ciò non toglie che sia utile leggerle per ricostruire la storia politica di una delle massime cariche del continente.

Per esempio il gruppo della destra romana che ruotava attorno a Luca Gramazio ha sostenuto nel 2014 Tajani alle ultime elezioni europee. Nel decreto che dispone il giudizio per Mafia capitale per Gramazio, il Giudice del Tribunale di Roma Flavia Costantini scrive su di lui: “Svolge una funzione di collegamento tra l’organizzazione la politica e le istituzioni, elabora, insieme a Fabrizio Testa, Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, le strategie di penetrazione della Pubblica Amministrazione”.

Testa, amico di Carminati, è a giudizio per corruzione con aggravante di avere favorito l’associazione capeggiata dal ‘Nero’. Il 26 marzo 2014 Testa riceve una chiamata da Cristiano Rasi (candidato del centrodestra alla presidenza del municipio di Ostia, poi sciolto dal Prefetto e sostenitore di Tajani). “Rasi dice a Testa – scrivono i Carabinieri – che Luca Gramazio, stasera, ha una cena intima con Tajani”.

Il 28 marzo Testa chiama Giovanni Quarzo, consigliere comunale del centrodestra vicino a Testa e Gramazio e gli dice: “Mi ha detto Luca (Gramazio, per i Carabinieri, Ndr) che ti ha detto di andare avanti”. Poi Testa parla della situazione del partito: “Quando decidiamo una strada, purtroppo dovremo percorrerla una sola. Certamente quella di Tajani non è quella di Verdini”. Alle 21 e 50 del 4 maggio Rasi, allora consigliere di centrodestra del X municipio di Ostia, scrive a Testa un sms che però non porta il suo nome: “Oggi pomeriggio abbiamo sciolto definitivamente le riserve sui candidati alle europee. Sosterremo Tajani e Cusani. Noi ci vediamo domani alle 19:30 a Piazza Tuscolo per la riunione del lunedi. Un abbraccio. Luca”.

Il 20 settembre 2014 il solito Rasi scrive a Testa: “Sabato 27 Settembre alle ore 7 e 30 appuntamento presso Posta Centrale tutti insieme con il pullman per andare alla kermesse organizzata da Antonio Tajani”. Il 19 marzo 2014 Quarzo scrive: “Cari amici, vi chiedo anche stavolta di votare Forza Italia e per due ottimi candidati (le preferenze sono due) Cusani e Tajani. Grazie davvero! Giovanni Quarzo”. Rasi esulta via sms dopo l’elezione con più di 100 mila preferenze: “Nonostante il risultato negativo il nostro gruppo ha dimostrato ancora una volta di essere forte e compatto. Tajani è arrivato primo”. E Quarzo replica: “Grande!”.

Tra i sostenitori del passato di Tajani c’è anche Ercole Incalza. Il dato emerge dall’inchiesta di Firenze che ha portato nel 2014 all’arresto dell’ex capo della struttura tecnica per le grandi opere. L’indagine è stata ridimensionata nel 2016 dal gup Alessandro Moneti con il proscioglimento per Incalza da importanti accuse. Incalza il 13 maggio del 2014 riceve una chiamata da Mario Lupo, presidente dell’Associazione Imprese Generali e membro del cda di Astaldi. Lupo chiede a Incalza: “Quando sostenesti eh … (ride) … l’ottimo Antonio Tajani siccome so che lo sostenesti amorevolmente ma con scarso successo”. Incalza: “A sindaco contro Veltroni andò al ballottaggio e prese il 48 per cento eh!! Quindi ebbe un buon risultato”.

Non deve stupire il sostegno di Incalza, uomo vicino a Gianni Letta che è da sempre il riferimento romano di Tajani. Nell’inchiesta sulla cosiddetta ‘Cricca’ dei grandi eventi fu intercettata una telefonata del 2008 nella quale Letta diceva a Bertolaso: “Mi chiama Tajani per dirmi che ha saputo che Dimas apre una procedura di infrazione sulla Maddalena e che la renderà pubblica mercoledì o giovedì … mi ricordo male o tu eri amico di Dimas?”. Tajani aveva avvertito Letta che il commissario europeo per i Rifiuti Stavros Dimas voleva aprire una procedura contro il nostro paese. Su questa vicenda l’allora europarlamentare De Magistris presentò un’interpellanza.

Il quasi successo del 2001 contro Veltroni ha avuto due padri poi arrestati che ne rivendicano il merito. Un altro è Raffaele Pizza, finito in carcere a luglio scorso con l’accusa di associazione a delinquere e corruzione per l’indagine Labirinto condotta dal pm di Roma Stefano Rocco Fava. Il faccendiere gravitava nel centrodestra tra il partito di Berlusconi e quello di Alfano e il 5 marzo del 2015 nell’ufficio di Pizza in via in Lucina, parla del suo sostegno a Tajani nel 2001 mentre le cimici piazzate dalla Guardia di Finanza registrano.

“Io con il call center tanti anni fa – su richiesta del Cavaliere – feci la campagna elettorale al comune (di Roma) a Tajani e lo portai al 47,5 per cento che qualsiasi altra persona al posto di Antonio ….il vero grande problema è che facemmo un milione di telefonate, un milione! Perché chi cazzo lo conosceva a Tajani?”. Pizza sta parlando all’ex senatore di Forza Italia, ora passato al Ncd, Guido Viceconte e gli dice: “solo lui poteva perdere, aveva vinto il Cavaliere due mesi prima c’era un traino da paura”. Secondo Pizza, il suo problema sono “gli occhi da triglia” e per fortuna che aggiunge “è un amico, e soprattutto è una persona per bene”. Pizza spiega le fatiche del 2001 per gareggiare con un nome come Veltroni, che poi fu eletto: “milioni di telefonate ma a Roma nessuno sapeva che esisteva Tajani”. Poi amaro, parlando dell’epopea di Forza Italia: “Abbiamo avuto un grande avvenire dietro le spalle o no?”. Per Antonio Tajani non è così.

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