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Usa, il Pentagono ignora Trump sui transgender: “Nulla cambia per ora”

A chiarirlo è lo stesso capo di Stato Maggiore interforze degli Usa, il generale Joseph Dunford, in una lettera con cui comunica ai comandanti che non vi saranno modifiche alle norme attualmente in vigore fino a quando le direttive del presidente Donald Trump non saranno ricevute dal Pentagono, che quindi le elaborerà e diffonderà le nuove disposizioni
Usa, il Pentagono ignora Trump sui transgender: “Nulla cambia per ora”
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Non basta un tweet. Neanche se è il presidente degli Stati Uniti a premere invio. “Nulla cambia per ora” fanno sapere i vertici militari americani per le persone transgender nelle forze armate americane nonostante il Commander in Chief abbia annunciato sul social network la sua decisione di revocare la disposizione del predecessore Barack Obama che un anno fa aveva riconosciuto alle persone trans di poter indossare la divisa. E, si precisa ancora, al momento si continua a “trattare tutto il nostro personale con rispetto”.

A chiarirlo è lo stesso capo di Stato Maggiore interforze degli Usa, il generale Joseph Dunford, in una lettera con cui comunica ai comandanti che non vi saranno modifiche alle norme attualmente in vigore fino a quando le direttive del presidente Donald Trump non saranno ricevute dal Pentagono, che quindi le elaborerà e diffonderà le nuove disposizioni. I militari hanno chiara la ‘catena di comando’ e aspettano indicazioni. Intanto anche la portavoce del Pentagono, Dana White, ha confermato che alla Difesa “si attendono indicazioni formali dalla Casa Bianca”.

Se però un tweet non basta per cambiare le norme e per governare, di sicuro è sufficiente per accendere una miccia, tanto più là dove c’è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere: la West Wing, l’ala operativa della Casa Bianca che non trova pace. Perché se per mesi a tener banco erano state le presunte lotte di potere tra Steve Bannon, Jared Kushner, Rience Priebus, adesso è entrato in scena un nuovo protagonista, il direttore della comunicazione Anthony Scaramucci, che nella sua guerra dichiarata alle fughe di notizie adesso tira in ballo il chief of staff del presidente, Rience Priebus, tra l’altro notoriamente tra coloro che si era opposto alla sua assunzione.

Da lì nasce l’acredine. Poi però la miccia la si legge su Politico, mettendo in piazza le finanze di Scaramucci che in reazione si scatena su Twitter scrivendo: “Contatterò l’Fbi per far incriminare chi ha fatto la fuga di notizie”, ha scritto, aggiungendo l’hashtag #Swamp, palude, e la chiocciola dell’account @Reince45 del capo di gabinetto, Reince Priebus. Salvo poi rimangiarsi in fretta il messaggio, che però non ha mancato di attirare l’attenzione. Scaramucci ha smentito che il tweet significasse un invito all’Fbi ad investigare il chief of staff: “Era piuttosto un ammonimento a chi provoca fughe di notizie che tutti gli alti funzionari dell’amministrazione stanno lavorando a che non avvengano più. @Reince 45”, ha spiegato, ma il caso è ormai scoppiato. Da cui una lunga e scoppiettante intervista mattutina con la Cnn, in cui ‘Scaramucci alla fine ha ammesso: “Non so se il rapporto con Reince Priebus sia riparabile”. “Deciderà il presidente”.

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