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Stalking, Giulia Bongiorno: “La riforma Orlando indebolisce il reato, sanzione riparatoria applicabile nel 50% dei casi”

L'avvocatessa ed ex deputata è impegnata da dieci anni nella difesa delle donne vittime di stalking con l'associazione Doppia Difesa. A IlFattoQuotidiano.it spiega perché "il Pd si è difeso dicendo qualcosa di non puntuale" sulla applicabilità dell'estinzione del reato. E aggiunge: "Non sarei affatto stupita se alcune donne che assisto mi dovessero chiedere di fare un passo indietro nei prossimi giorni non sentendosi tutelate"
Stalking, Giulia Bongiorno: “La riforma Orlando indebolisce il reato, sanzione riparatoria applicabile nel 50% dei casi”
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“Non si sono ancora resi conto di quanto hanno scritto”. L’avvocatessa Giulia Bongiorno è stata tra le voci che hanno criticato l’applicabilità anche per lo stalking dell’estinzione del reato per sanzione riparatoria, contenuta nel ddl di riforma del processo penale, approvato mercoledì. Diversi esponenti del Pd hanno catalogato la novità come “fake news”, “falsità”, “allarmismo”. È intervenuto anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando, spiegando che le preoccupazioni “risultano non fondate secondo le interpretazioni degli uffici”.

“È mai possibile che non si accorgano di quali potrebbero essere le conseguenze?”, ripete Bongiorno, che da dieci anni è impegnata al fianco delle donne vittime di stalking con la sua associazione Doppia Difesa. “Ho partecipato alla redazione della legge nel 2009. Stava (sottolinea il tempo usato, nda) aiutando le donne”, spiega a ilfattoquotidiano.it. Ecco perché mercoledì sera ha scritto in un tweet: “Reato di stalking indebolito con il nuovo ddl penale. Nei casi in cui la querela si può ritirare lo stalker resterà impunito”.

Qual è, dunque, il punto? “Bisogna partire dal 2009, quando il reato viene introdotto. Nel 2013 vengono aggiunte le querele irrevocabili“. Proprio le querele irrevocabili sono state usate come scudo dal Partito Democratico nelle ultime ventiquattr’ore. Commentava subito dopo l’approvazione della riforma Vanna Iori, deputata del Pd e responsabile del partito per l’infanzia e l’adolescenza: “Come ha spiegato la presidente della commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, la possibilità per il giudice di estinguere il reato in casa di riparazione del danno si applica solo ai reati procedibili a querela remissibile, tra i quali non figura quello di stalking”.

“Il Pd si è difeso dicendo qualcosa di non puntuale. Solo alcune – scandisce Bongiorno – querele sono irrevocabili. Ovvero soltanto quelle dove ci siano gravi e reiterate minacce. Tutte le altre sono remissibili davanti al giudice”. Poi spiega: “Lo stalking si può realizzare con una serie di condotte, minacce o violenze. Questo vuol dire che le querele irrevocabili rappresentano solo un segmento di quelle che vengono sporte”.

Il ragionamento a quel punto si fa lineare: “Siccome la minaccia grave, se non viene reiterata, continua a rientrare tra le querele suscettibili di revoca, è ovvio che con il ddl Orlando alcune donne saranno indotte a rimetterla”. Domanda spontanea: in che senso? “La nuova legge prevede che in caso di remissione di querela ci siano condotte riparatorie e l’estinzione del reato – sottolinea – Quindi, lo stalker, che solitamente ossessiona per amore, ossessionerà la vittima per indurre il ritiro della querela o meno? Forte della mia esperienza, dico di sì. Sarà facile ottenere il consenso della persona offesa”. Le conseguenze sono ‘scontate’: “A quel punto la passerà liscia. Se la caverà con poco, restando libero e impunito. E dopo qualche giorno, mese o anno – dice l’avvocatessa ed ex deputata di centrodestra – riprenderà la sua attività”.

Anche perché i numeri raccontano che il tipo di stalking più frequente è per molestie (“circa il 60, 70 per cento”, sostiene Bongiorno) mentre le minacce rappresentano il “30% delle denunce e di queste il 15% sono di tipo grave”. Ecco quindi che “la sanzione riparatoria è applicabile alla maggior parte delle denunce, sicuramente oltre il 50 per cento” perché “lo stalker è insistente, fa il lavaggio del cervello, non punta la pistola, spesso non dice ti amo o ti uccido: lo stalker è un molestatore”. Bongiorno prova infine a delineare quale scenari potrebbero aprirsi: “Potrebbe essere un deterrente alle denunce: si creano meccanismi per i quali lo stalker potrà indurre – conclude – a rimettere la querela. Non sarei affatto stupita se alcune donne che assisto mi dovessero chiedere di fare un passo indietro nei prossimi giorni non sentendosi tutelate”.

 

 

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