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Giovanni Sartori morto, addio a uno dei padri della scienza politica italiana. Inventò i nomi Mattarellum e Porcellum

Avrebbe compiuto 93 anni a maggio. E' stato uno dei padri della scienza politica: 8 lauree ad honorem, insegnante anche negli Stati Uniti per 40 anni, con toni sarcastici riusciva a coniugare studio e divulgazione. Aveva contrastato il periodo berlusconiano che aveva definito "sultanato". Il presidente del Consiglio Gentiloni: "Ha aiutato la politica a ritrovare se stessa"
Giovanni Sartori morto, addio a uno dei padri della scienza politica italiana. Inventò i nomi Mattarellum e Porcellum
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E’ morto Giovanni Sartori, politologo e sociologo, uno dei padri della scienza politica italiana. Sartori avrebbe compiuto 93 anni il 13 maggio, essendo nato a Firenze nel 1924. Autore di innumerevoli libri e saggi tradotti in tutto il mondo e studiati da generazioni di studenti, è stato uno dei grandi protagonisti della vita accademica italiana. Sartori era celebre per essere capace di coniugare scienza politica e efficacia divulgativa. A lui si devono tra l’altro i termini Mattarellum e Porcellum. E’ stato a lungo editorialista del Corriere della Sera e tra gli anni Novanta e gli anni Duemila era diventato un personaggio conosciuto in tv (anche grazie al sarcasmo toscano), in particolare a Ballarò e in particolare contro le riforme costituzionali dei governi Berlusconi, tanto che – come ricorda il Corriere della Sera – “per il fenomeno del berlusconismo aveva coniato la definizione forse un po’ calcata, ma indubbiamente suggestiva, di ‘sultanato‘”.

Il presidente del Senato Piero Grasso ha ricordato Sartori come “un grande intellettuale che ha dato lustro al nostro Paese nelle più prestigiose università al mondo. La sua è stata una voce autorevole e indipendente che ha rafforzato e nutrito l’opinione pubblica”. “Di lui – prosegue in un ricordo su facebook – mi hanno colpito la passione e la lucidità con le quali ancora affrontava i temi della vita politica. Pochi mesi fa ha donato migliaia di suoi volumi al Senato per metterli a disposizione dei tantissimi studenti e cittadini che frequentano ogni giorno la nostra biblioteca. Grazie Professore: è stato un grande onore conoscerla, ascoltare le sue riflessioni, leggere i suoi articoli e studiare i suoi volumi”.

Il presidente del consiglio Paolo Gentiloni ha espresso il suo cordoglio ai familiari di Sartori “per la scienza e l’intelligenza corrosiva con la quale questo studioso illustre ha dato mappe e nomi alla politica per provare a ritrovare se stessa“. Cordoglio è arrivato anche da Forza Italia con Renato Brunetta che ha definito Sartori una “grande personalità della cultura italiana”.

A Firenze Sartori aveva cominciato insegnare scienze politiche ed era stato anche preside della facoltà. Dal 1976 ha insegnato anche negli Stati Uniti, prima a Stanford e poi alla Columbia University di New York, della quale era professore emerito. Il politologo “da tempo soffriva di ripetute polmoniti”, spiega la moglie Isabella Gherardi. Il decesso è avvenuto per complicazioni respiratorie. E’ stata, racconta, “una cosa lenta ma inesorabile”. La notizia era rimasta riservata, precisa, “per stretta volontà di mio marito” che ha disposto che “l’annuncio verrà pubblicato domattina” sul Corriere.

Sartori aveva otto lauree ad honorem. Nel 2005 ha ricevuto il prestigioso Premio Principe delle Asturie, considerato il Nobel delle scienze sociali, e tra i numerosi titoli di cui andava fiero, c’era quello di accademico dei Lincei. Sartori può essere oggi considerato uno dei principali autori nel campo della Teoria della Democrazia, dei sistemi di partito e dell’ingegneria costituzionale nel mondo accademico internazionale. È stato sposato con la nobildonna Giovanna di San Giuliano, e, dall’autunno 2008, è stato

fidanzato con l’artista italiana Isabella Gherardi, con la quale si è unito a nozze nell’ottobre del 2013. Dal 12 maggio 2016 gli è dedicata una sala nella biblioteca del Senato, alla quale ha donato un importante fondo librario.

Dal 2002 al 2005 Sartori aveva fatto parte dei garanti di Libertà e Giustizia: lasciò quando Carlo De Benedetti (fondatore dell’associazione) espresse l’intenzione di aprire anche a Silvio Berlusconi un fondo d’investimento da lui progettato.

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