“Crollo di una porzione di mura Aureliane in viale del Policlinico a Roma, nei pressi del ministero dei Trasporti… L’area, già interessata da lavori di consolidamento, è stata transennata”. L’Ansa del 27 gennaio ha riaperto un problema annoso. Del quale si parla soprattutto in coincidenza di un nuovo collasso delle murature.

“Ci sono 6,4 chilometri delle Mura dove occorre intervenire con una certa urgenza. Si tratta di interventi conservativi di prevenzione o di ripristino delle cortine murarie. Per trovare i fondi, 42 milioni di euro, la Sovrintendenza è al lavoro per creare sinergie tra pubblico e privato per mettere in campo gli interventi più urgenti”. Il Sovrintendente capitolino ai Beni culturali, Claudio Parisi Presicce lo aveva detto nel marzo 2015. Così nel settembre dello stesso anno il sindaco in carica Ignazio Marino aveva presentato a Bertrand du Vignaud, presidente del World Monuments Fund Europe, un dossier con cui chiedeva ai mecenati di contribuire anche al restauro delle mura, con 16 milioni di euro. “Dei 12 km oggi sopravvissuti  4 sono stati restaurati con fondi comunali. Ma ne rimangono 8 per cui sono necessari interventi strutturali, in tratti come quelli di Castro Pretorio, viale del Policlinico e Corso d’Italia. Il progetto comprende anche tutti gli interventi necessari per poter poi aprire i camminamenti al pubblico”, spiegava il sindaco. Poche settimane dopo terminano i lavori di consolidamento e restauro del tratto via dei Frentani-Arco di Sisto V, finanziati con 2 milioni di euro di fondi pubblici. Un intervento iniziato nel febbraio 2013, dopo il crollo di una porzione del camminamento nel dicembre 2007.

Tra il crollo più recente e quelli precedenti ci sono i restauri di alcuni tratti. Ma la storia delle Mura, costruite nella seconda metà del II secolo dall’imperatore Aureliano, tra le più lunghe e meglio conservate al mondo, è contraddistinta da una colpevole incuria, complessiva. C’è il parco integrato del tratto Porta Metronia-via Numidia, a San Giovanni. Ci sono poi settori interessati da rifacimenti, certo, ma sostanzialmente “svuotati” di qualsiasi significato. Linee, confini, perfino barriere. Elementi sostanzialmente cannibalizzati dal tessuto urbano. Come accade al settore lungo via Carlo Felice tra piazza San Giovanni in Laterano e via Nola, dove il giardino utilizza le mura come “chiusura” sul lato che affaccia su Viale Castrense.

Molto più di frequente la linea delle mura si segnala per le sue condizioni precarie. Come si verifica lungo via Campania, oppure lungo via del Campo Boario. Condizioni precarie accentuate nei tratti coinvolti dai lavori per la realizzazione della Metro C. Il segmento che prospetta su via Sannio e quello che delimita via della Ferratella in Laterano lo dimostrano, inequivocabilmente.

Insomma, una criticità quasi generalizzata aggravata dal fatto che finora le amministrazioni comunali che si sono succedute negli ultimi quasi quattro decenni non sono riuscite ad assicurare una dignitosa sistemazione della fascia adiacente alle mura. Nonostante già una delibera del 1980 prevedesse interventi di recupero, restauro e lotta all’abusivismo. Proprietà private che si sono addossate alla struttura e l’inclusione di tratti all’interno di proprietà private hanno alienato alla libera fruizione quel Monumento tanto straordinario quanto abbandonato. Così, ad esempio, accade nei pressi di Porta Ardeatina e Porta Tiburtina. Che la fruizione non sia una priorità lo si verifica anche in quei casi nei quali risultano off limits settori di particolare ampiezza. Settori occupati da acquartieramenti militari, come accade a Castro Pretorio.

Un circuito museale delle Mura Aureliane da Porta San Paolo a Porta del Popolo passando per le varie Porta Ardeatina, Porta Latina e Porta Asinaria, non esiste. Evidentemente. Per mancanza di risorse ma anche per l’incapacità di immaginarle come un filo rosso che sottolinea una fase della città antica, valorizzando quella contemporanea. Il dubbio che non ci sia un reale interesse a far uscire dall’ombra quella “linea” che continua a separare parti della città invece di unirle, esiste. La sensazione che manchi la convinzione che quelle mura sono davvero un segno distintivo, si rinforza sempre più. Forse anche per questo le mura continuano a crollare.

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